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“Napolitano è un terùn”, Umberto Bossi rinviato a giudizio

Il presidente della Lega è accusato di avere leso l’onore del Capo dello Stato e di vilipendio. Aveva anche invitato l’ex premier Monti ad “andarsene affanculo”.
A cura di B. C.
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Platea di Albino, nel bergamasco. Festa invernale della Lega a fine 2011, Umberto Bossi-show. L'ormai ex Senatùr leghista ne ha per tutti. Per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definito "terrone" (con tanto di gesto delle corna), per i ministri chiamati "coglionazzi" e per l'allora premier Mario Monti, invitato senza troppi giri di parole ad "andarsene affanculo". Elettori e simpatizzanti del Carroccio sono in bordo di giuggiole, ma l'avvenimento non è molto apprezzato dal tribunale di Bergamo: il gup ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio dopo le querele presentate da numerosi cittadini italiani e un esposto (da cui ha preso il via l'iter giudiziario) che aveva denunciato un "attacco sovversivo contro l'Unità d'Italia e i suoi organi costituzionali". Il senatore è accusato di offesa all’onore e prestigio del presidente della Repubblica, ma anche vilipendio al governo della Repubblica, con l’aggiunta della discriminante etnica. Il giudice in un primo momento aveva deciso di congelare la questione in attesa di un pronunciamento da parte del Parlamento, come chiesto dalla difesa. Ma una risposta non è mai giunta. Il processo comincerà il 3 febbraio 2015.

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