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Napolitano contro i leghisti: “Il popolo padano non esiste”

Il Presidente della Repubblica in visita a Napoli ha sferrato un duro attacco contro i padani della Lega ricordando che in passato lo Stato non ha esitato a rinchiudere in cella i separatisti.
A cura di Antonio Palma
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Il Presidente della Repubblica in visita a Napoli ha sferrato un duro attacco contro i padani della Lega ricordando che in passato lo Stato non ha esitato a rinchiudere in cella i separatisti.

Ieri Napolitano, in un incontro a Napoli alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II, ha trovato terreno fertile per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Il Capo dello Stato, a seguito di una domanda sulla secessione della Padania, ha risposto senza mezzi termini che “non esiste una via democratica alla secessione”. Il Presidente della Repubblica ha voluto così ancora una volta ribadire in maniera netta un concetto espresso pochi giorni fa dopo un comizio della Lega, durante il quale era tornata in voga la parola secessione.

Il Presidente aveva già liquidato il tutto con la frase la secessione è fuori dalla storia e dalla realtà”, ma nella sua città natale, il più grande capoluogo del sud, Napolitano sembra aver abbandonato del tutto la sua proverbiale cautela, sferrando un attacco frontale ai leghisti, alla Padania e al popolo del Carroccio, esprimendo a chiare lettere tutto quello che ha sempre pensato di secessione e popolo padano. Per Napolitano deve essere chiaro a tutti che se dalla propaganda si passasse “ad atti preparatori di qualcosa di simile alla secessione, tutto cambierebbe” e, per non lasciare nessuna interpretazione ambigua a questa frase, ha reso più chiaro il concetto ricordando un episodio del passato quando “nel '43-'44 l'appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Finocchiaro Aprile” leader degli indipendentisti siciliani. Insomma per il Presidente in caso di atti ostili lo Stato non  potrebbe che intervenire con atti duri di repressione, per garantire l’unità nazionale.

Il Presidente è stato comunque un fiume in piena e anche con fare sarcastico, ha espresso chiaramente quello che pensa dei sedicenti padani, accusandoli di non conoscere la Costituzione e in particolar modo l'articolo 1. In quella che è sembrata una chiara replica al Ministro Reguzzoni, per il quale il Capo dello Stato deve sottomettersi alla volontà del popolo, il Presidente ha chiarito che spesso si legge solo la prima parte dell’articolo “la sovranità appartiene al popolo”, ma si dimentica quello che viene dopo la virgola, e cioè “che si esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione”.

“ Appare grottesco oggi pensare a uno stato Lombardo-Veneto che competa con la Cina, la Russia e gli Stati Uniti ”
Giorgio Napolitano
Napolitano ha detto di aver apprezzato quando nel 2006 la Lega abbandonò l’idea secessionista per raggiungere uno stato federale, in fondo nella nostra Costituzione c’è l'Articolo 5 che recita “la Repubblica è una e indivisibile ma aggiunge riconosce e valorizza le autonomie locali”. Il Presidente ha specificato che l’articolo è stato così formulato dai padri costituenti proprio per evitare la nascita di uno stato fortemente centralizzato. Napolitano ha voluto spiegare ai leghisti non solo la storia e la Costituzione italiana, ma ha anche voluti metterli davanti alla realtà dei fatti e ha liquidato le loro richieste come pura propaganda, “appare grottesco oggi pensare a uno stato Lombardo-Veneto che competa con la Cina, la Russia e gli Stati Uniti”.

Chiaramente le parole di Napolitano non potevano passare inosservate al popolo leghista, c’è chi ha ripreso il vecchio ritornello del comunista scansafatiche, e chi addirittura, come Borghezio, ha precisato in tono di sfida che “molti di noi sono pronti ad affrontare la prigione pur di difendere l'ideale di libertà della Padania”. Le parole del Presidente non son piaciute neanche al Governo e Berlusconi si è lamentato con i suoi delle parole di Napolitano che rischiano di mettere in pericolo il delicato equilibrio della maggioranza. Il giornale leghista, invece, oggi per dar sfogo all’ira dei suoi lettori titolava ‘Io esisto e sono padano', ma il Presidente della Repubblica sembra avergli già risposto ieri, quando ha ricordato che quelle “grida che si elevano in quei prati” non sono parole del popolo padano, che non esiste, ma “di una certa parte del corpo elettorale, che ha scarsa conoscenza di alcune cose”.

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