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Napoli, il Comune deve ridare alla Regione 21 milioni di euro

Una storia iniziata cinque anni fa, un botta e risposta estenuante tra Palazzo San Giacomo e Palazzo Santa Lucia. L’epilogo è drammatico: l’Ente oggi guidato da Luigi de Magistris deve ridare entro luglio una montagna di soldi alla Regione di Stefano Caldoro. E non sa dove prenderli.
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Comune di Napoli

Ventuno milioni. Per la precisione 20 milioni e 980mila euro più 44mila d'anticipo. Sono i soldi che la Regione Campania rivuole indietro dal Comune di Napoli. Una nuova tegola sull'Amministrazione di Luigi de Magistris, ma stavolta si tratta di un'eredità che la giunta arancione riceve dai suoi predecessori. Già perché i fatti risalgono al periodo 2008-2011, ovvero alla consiliatura di Rosa Russo Iervolino. All'epoca dei fatti l'assessore comunale alle Politiche sociali era Giulio Riccio (Sinistra Ecologia e Libertà). La vicenda è lunga e tortuosa, ben riassunta in un decreto dirigenziale del 25 maggio scorso emesso da Palazzo Santa Lucia per formalizzare la richiesta del gruzzolo mai usato. O forse usato, ma sicuramente non rendicontato. Già, perché il problema è questo: di questi soldi non v'è rendicontazione. Non si sa come siano stati spesi, denuncia la Regione Campania.

Tutto inizia nell'ottobre 2008: la Giunta Regionale destina al Comune di Napoli risorse aggiuntive per 25 milioni di euro a valere sul Fondo Nazionale Politiche Sociali. Ne subordina l'assegnazione e, dunque, l’utilizzo, alla sottoscrizione di un apposito Protocollo d’Intesa tra il Comune di Napoli e l'asessorato alle Politiche Sociali regionale. Il Protocollo si firma il 31 gennaio 2009 (è durato fino al 31 dicembre 2009). In tutto questo periodo sono stati assegnate e liquidate al Comune partenopeo risorse per soli 16 milioni. Nel marzo 2010 la Giunta Regionale ha stabilito di destinare al Comune di Napoli le restanti risorse ovvero, 9 milioni, vincolandoli esclusivamente "al’utilizzo al superamento dell’emergenza e della sofferenza economica in cui versava il privato sociale che opera a Napoli a tutela dei diritti dei minori erogando servizi di natura residenziale e semiresidenziale". Palazzo San Giacomo incassa il gruzzolo nel marzo 2010.

Siccome quegli stanziamenti non sono bruscolini, la Regione (questa è la versione che esce dagli uffici di Palazzo Santa Lucia) chiede di acquisire agli atti degli uffici il Piano Sociale di Zona 2010 e ovviamente il rendiconto delle risorse già trasferite. "Definendo e concludendo, così – si legge nell'atto dirigenziale regionale – le procedure attraverso cui il Comune di Napoli dia conto della tracciabilità delle risorse assegnate". Insomma, si vuole capire quali siano le emergenze che hanno aiutato a superare quel pacco di milioni. Palazzo San Giacomo fa spallucce. È il novembre 2010: la Regione minaccia l'intervento sostitutivo. Ovvero la nomina di un commissario ad acta per ottenere le carte. Il giorno di San Silvestro del 2010 arrivano le carte dal Comune. Ma sono "difformi". Cioè non sono quel che la Regione Campania chiede. Dunque a gennaio dell'anno successivo parte un nuovo avvertimento. E si chiariscono alcuni contorni oscuro: il Settore Assistenza Sociale in una relazione fa emergere quali sono i pericolosi buchi: "l'assenza di una dettagliata relazione tecnica sull'utilizzo di detti fondi, sia la non riconducibilità degli stessi a quanto previsto in luogo all'aggiornamento del Piano di Zona per la relativa annualità". Nel maggio 2011 arriva il commissario ad acta su decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania Stefano Caldoro. Siamo in pieno periodo elettorale: è l'ultima consiliatura di Rosa Russo Iervolino e la campagna per conquistare Palazzo San Giacomo è nel pieno.

Il commissario inforca la lente d'ingrandimento. E va a fondo. La sua mission è "raccogliere tutte le informazioni di natura amministrativo-contabile del Comune dal 2008 ad oggi" sulla vicenda in questione, su questi famosi milioni d'euro destinati alle politiche sociali per la città di Napoli. Il 4 agosto 2011 arriva la relazione finale e il risultato è sempre lo stesso: quei soldi non sono stati rendicontati correttamente, vanno dunque restituiti in toto. L'assessore, intanto, è cambiato: è Sergio D'Angelo, giunta De Magistris. D'Angelo cerca di mettere una pezza ad una vicenda a lui precedente e che ora si trova a dover affrontare obtorto collo. Dice alla Regione: anziché ridarvi i soldi, concordiamo come decurtarli dai trasferimenti per servizi ed interventi a partire da prossimo triennio (2013-2015). Il Comune, intanto, ricorre al Tribunale Amministrativo. La vicenda precipita perché il Tar Campania si pronuncia contro l'Ente partenopeo. E il risultato è drammatico. Scrive la Regione Campania: "Al fine di evitare sovraesposizioni di responsabilità e danni erariali per l'amministrazione Regionale, salvaguardando per quanto possibile la mission sociale degli interventi finanziati con i fondi di cui in premessa, che il Comune di Napoli deve restituire entro 60 giorni (luglio 2013) le citate somme all’Amministrazione regionale, pari ad 20.980.460,07 del Fondo nazionale politiche sociali non rendicontate ed 44.360,91 per anticipazione oneri commissariamento". Un disastro, insomma. E in una situazione già drammatica per le casse pubbliche e per l'assistenza ai meno fortunati.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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