Mutui, chi può passare dal tasso variabile al tasso fisso e come funziona: le novità in manovra
Arriva un aiuto per chi ha un mutuo a tasso variabile e vorrebbe rinegoziarlo per renderlo a tasso fisso, in un periodo instabile per l'economia. La manovra del governo Meloni cambia le regole sui mutui ipotecari, cioè i classici mutui che vanno solitamente da 5 a 30 anni di durata e vengono usati soprattutto per comprare casa.
Fino al 31 dicembre 2023 sarà possibile cambiare le condizioni con la propria banca, come era già previsto in una norma del 2011 che aveva reso fare la stessa cosa nel 2012. Ci sono, però, delle specifiche condizioni da rispettare.
Come funziona la norma per rinegoziare il mutuo nel 2023
In particolare, potranno approfittare della novità le persone che hanno un Isee inferiore ai 35mila euro nel momento della richiesta, e solo se il mutuo in origine non valeva più di 200mila euro. In più, il passaggio al tasso fisso sarà concesso solo a chi non è mai stato in ritardo con il pagamento delle rate del mutuo.
Mentre si fa il passaggio da tasso variabile a tasso fisso, si può anche concordare un allungamento del piano di pagamenti, ma anche in questo caso con dei limiti: si può prolungare al massimo di 5 anni, e solo se per estinguere il mutuo mancano già meno di 25 anni.
Perché il tasso fisso può essere più conveniente
L'intenzione di questa norma è venire incontro alle necessità di chi ha aperto (o ‘acceso') un mutuo con la propria banca, per comprare casa o per qualunque altra grossa spesa, e ora viene messo in difficoltà dalle evoluzioni della situazione economica. Negli ultimi mesi, l'aumento dell'inflazione ha spinto la Banca centrale europea ad aumentare i tassi, ed è già arrivato l'annuncio che ci saranno altri rialzi. Questo, tra le altre cose, ha l'effetto di far crescere gli interessi dei mutui a tasso variabile.
In pratica, chi ha acceso un mutuo in cui il tasso di interesse è variabile, potrebbe subire gli effetti del contesto economico in modo più forte di chi, invece, ha concordato un tasso fisso, che resta sempre uguale qualunque sia la situazione. Per questo la legge di bilancio permette ad alcune persone di cambiare il proprio tipo di tasso. Se i criteri sono tutti rispettati, la banca non potrà rifiutare di concedere il passaggio al tasso fisso.
Come scegliere tra il tasso fisso e il tasso variabile
Per decidere il nuovo tasso di interesse fisso, si sceglierà quello più basso tra due: da una parte quello indicato dall'indice Irs (cioè il tasso di riferimento europeo) per i mutui a 10 anni, dall'altra il tasso Irs per la durata effettiva del mutuo rimanente. Al tasso, in ogni caso, si aggiungerà poi lo spread, cioè il guadagno della banca, previsto dal contratto di mutuo.
Ad esempio, chi ha un mutuo a tasso variabile da 80mila euro, che dura ancora per 20 anni, e non è mai stato in ritardo con i pagamenti, potrebbe scegliere di passare al tasso fisso. Le due opzioni sarebbero il tasso Irs a 10 anni – che è del 3,07% – e il tasso Irs per la durata effettiva del mutuo, cioè 20 anni, che è del 2,81%. Si userebbe il secondo, perché è più basso, e a questo si aggiungerebbe il guadagno della banca.
Nel complesso, la Federazione autonoma bancari italiani ha detto che i mutui con tasso variabile potrebbero arrivare a interessi del 5-6%. Secondo le stime del Codacons, questo significherebbe in media pagare fino a 40 euro in più per ogni rata, anche se dipende dall'entità e dalla durata del mutuo.