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Muroni a Fanpage.it: “Ecologia non deve essere limite allo sviluppo economico, ma il suo orizzonte”

Abbiamo intervistato Rossella Muroni, deputata ed ex presidente di Legambiente, per parlare della sua fuoriuscita da Leu, della costituzione di una componente Verde in Parlamento, della transizione ecologica e dei rischi di green washing. “Credo che la crisi, che è sempre un momento di grandi cambiamenti, possa essere l’occasione adatta per uscire dalla trincea e provare a costruire un ecologismo popolare che tenga insieme i bisogni delle persone con la lotta al cambiamento climatico. I cittadini italiani secondo me sono pronti: la svolta culturale c’è già stata, quello che manca è una politica che conduca questo cambiamento e ne faccia elemento di consenso”, ci ha detto.
A cura di Annalisa Girardi
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L'ecologismo deve tornare ad essere politico. È questo il piano di Rossella Muroni, deputata ed ex presidente nazionale di Legambiente, che ha deciso di lasciare il gruppo parlamentare Liberi e Uguali, all'interno del quale era stata eletta alle scorse politiche, per passare al Misto e fondare la componente FacciamoEco in collaborazione con la Federazione dei Verdi. Fanpage.it ha fatto con lei il punto sul significato della sua scelta, ma non solo: abbiamo parlato di transizione ecologica, di greenwashing e di sostenibilità.

Cosa è andato storto con Leu e quali sono le prospettive per una componente verde in Parlamento?

Leu non nasceva solo con proposta elettorale: noi avevamo promesso che avremmo avviato un processo per fondare un partito. Processo che però non è mai iniziato. Noi abbiamo ottenuto un risultato elettorale sicuramente inferiore alle nostre aspettative, però avevamo comunque eletto 18 rappresentanti in Parlamento: questo poteva comunque essere un motore propulsore, un punto di riferimento per un percorso politico più ampio. Questo percorso non si è mai intrapreso e quindi io sono rimasta dentro Leu, che è una sorta di gruppo misto di sinistra, fino a quando ho ritenuto utile farlo. Con il governo Draghi cambia un po' tutto: c'è bisogno di una presenza parlamentare sui temi ecologisti che non sia legata a un gruppo parlamentare già esistente, ma che invece si muova più liberamente. Leu ha un ministro in quel governo, quindi c'è comunque un dovere di responsabilità che è diverso: non perché non voglio essere responsabile, anzi, ma voglio avere la libertà di poter dire che quando tutti parlano di transizione ecologica si rischia quello che abbiamo già visto nelle grandi imprese ad esempio, il cosiddetto green washing. Mi sembra più giusto onesto e funzionale fare il mio lavoro dal gruppo Misto e ho raccolto la disponibilità di altri due colleghi che sono Alessandro Fusacchia e Lorenzo Fioramonti a fare una componente. Per il regolamento della Camera noi abbiamo bisogno di un simbolo che si è presentato alle elezioni politiche e i Verdi hanno deciso di accordarcelo. Quello che ci interessa è avere una postazione, un luogo da cui incalzare il governo sui temi che noi riteniamo prioritari, tra cui c'è sicuramente quello della transizione ecologica.

Cosa deve significare transizione ecologica?

Questo deve essere legato al tema economico e dimostrare che investire sull'ambiente porta posti di lavoro. Soprattutto deve avere una potenza trasformativa rispetto al sistema economico. Penso a un piano industriale che finalmente tenga insieme gli obiettivi dell'Europa si è data sulla riduzione delle emissioni di gas serra con la creazione di nuovi posti di lavoro. Quello che a noi interessa moltissimo è incalzare il governo proprio sui temi dell'economia, perché troppo spesso in Italia l'ecologia è stata vista come un limite allo sviluppo, mentre io penso che debba essere il suo orizzonte. Basta pensare che le 500 mila imprese che in Italia negli ultimi 5 anni in qualità e innovazione ambientale sono quelle che sono cresciute di più, stanno creando tantissimi posti di lavoro e stanno reagendo meglio alla crisi. Noi dobbiamo cogliere questa crisi: Papa Francesco ha detto che la cosa più grave dopo la crisi in sé sarebbe sprecarla e io lo credo fortemente. Dobbiamo sviluppare un sistema maggiormente resiliente e quindi in grado di rispondere alle crisi che verranno, perché ne arriveranno altre.

Lei ha anche parlato di una "discontinuità dell'ecologismo in politica": come si realizza questo nella pratica?

Da un lato bisogna sicuramente investire sui controlli ambientali, ma dall'altro si deve semplificare la vita delle imprese e di quelli che vogliono investire sul fronte ambientale. Pensiamo ad esempio al tema delle rinnovabili. Abbiamo degli obiettivi che ci pone l'Ue al 2030, ma la verità è che se continuiamo con questi ritmi autorizzativi noi quegli obiettivi li raggiungeremo nel 2085. Allora sicuramente servono maggiori controlli per evitare quello che abbiamo visto anche in passato, come infiltrazioni della criminalità o progetti sbagliati, però poi ciò che funziona e viene fatto bene ha bisogno di una corsia preferenziale. Oppure, sul grande tema dell'uscita dai fossili: l'Italia dovrebbe abbandonare l'attività estrattiva di idrocarburi, ma contemporaneamente si dovrebbe assumere la responsabilità di dire sì all'eolico. È incredibile che una penisola nel Mediterraneo nel 2021 non sia riuscita a issare una singola pala in mezzo al mare. La maturità sta proprio in questo: mentre indichi l'uscita da un sistema devi lottare perché il modello alternativo venga affermato. Questo è il tema, come si costruisce l'alternativa, quanto vigore e forza ci dai.

Lei teme che questo governo, con queste precise forze politiche che lo compongano, possa fare più un'opera di greenwashing che lavorare a una vera e propria svolta? Come si impedisce questo?

Il governo va incalzato su temi e provvedimenti. Vedremo questo nuovo piano nazionale. Io ho grande fiducia in ministri come Enrico Giovannini che sanno benissimo cos'è la mobilità sostenibile e quanto sia fondamentale abbattere le emissioni nel settore dei trasporti, che continua ad essere quello più impattante sia sul fronte dell'inquinamento che, appunto sul fronte delle emissioni. Non ho pregiudizi, però sono preoccupata perché mi sembra che ci sia una separazione netta tra il livello tecnico del governo e quello politico. Si è voluto fare un po' uno zibaldone: mi sembra evidente che Draghi abbia voluto presidiare tecnicamente alcuni ministeri, lasciando ai partiti alcuni filoni di azione più nazionali. Mi sarei aspettata invece, sia nella composizione e sia nella scelta di governo tecnico o politico, un maggior rigore. Credo che Draghi sappia molto bene quanto sia fondamentale procedere rapidamente e con grande qualità. Dovendo insediare un governo Draghi mi sarei aspettata maggiore discontinuità, perché lo considero quasi un governo di scopo: deve portare a casa il Pnrr e il piano vaccinale, dai partiti francamente mi sarei aspettata un passo indietro. Draghi non è stato chiamato dai partiti, ma dal presidente della Repubblica che ha fatto un appello drammatico alla nazione.

In Europa i Verdi, dalle scorse elezioni, hanno acquistato sempre più rilevanza. Penso al boom di voti in Germania o anche al fatto che il ministero per la transizione ecologica in Francia ci fosse già: l'Italia, anche a livello di sensibilità e coscienza popolare, è pronta per questa svolta?

Penso di sì. Negli anni gli italiani hanno mostrato una capacità e una volontà di cambiamento molto più forte sia della classe politica che imprenditoriale. Quello che manca è una proposta politica forte. Nel nostro Paese la storia dei Verdi è stata una storia di trincea: noi come ecologisti abbiamo dovuto combattere l'abusivismo edilizio, le eco-mafie e altri fenomeni sconosciuti nel resto d'Europa. Credo che la crisi, che è sempre un momento di grandi cambiamenti, possa essere l'occasione adatta per uscire dalla trincea e provare a costruire un ecologismo popolare che tenga insieme i bisogni delle persone con la lotta al cambiamento climatico. I cittadini italiani secondo me sono pronti: la svolta culturale c'è già stata, quello che manca è una politica che conduca questo cambiamento e ne faccia elemento di consenso per realizzare politiche che tengano insieme lavoro e ambiente.

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