Multe, sequestri e pugno duro: così Salvini annuncia la linea del governo Meloni sui migranti
Multe, sequestri, porti chiusi, pugno duro. Le parole chiave del governo Meloni sono le stesse utilizzate dal primo governo Conte – quello precedente alla conversione progressista del Movimento 5 Stelle – almeno per ciò che riguarda la gestione dell'immigrazione. E, ancora più nello specifico, gli sbarchi delle Ong. È una precisazione necessaria, visto che la stragrande maggioranza dei migranti che arriva in Italia lo fa in autonomia sui barconi, anche se la partita si concentra sulle navi umanitarie che – senza alcuna prova di ciò – qualcuno ha ricominciato a chiamare taxi del mare.
"Chi sbaglia, paga. Bene così – ha attaccato ieri il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini – Stretta in vista, multe sequestri e più controlli. Il governo pronto al pugno duro sugli sbarchi". Così il vicepresidente del Consiglio prova a rilanciare la linea che lo ha premiato – in termini di consenso, non certo di risultati ottenuti – quando era all'Interno, con il suo fedelissimo Piantedosi oggi al Viminale. Il governo è unito, come spesso accade, contro un nemico comune. Anche il ministro degli Esteri – e pari grado di Salvini come vice-Meloni, Antonio Tajani – ieri ha aggredito il tema migranti, prendendosela anche con la Francia: "C'è stata una reazione sproporzionata, anche per questioni loro di politica interna – ha detto il titolare della Farnesina – dobbiamo difendere le ragioni dell'Italia. Non può passare il principio che le Ong si mettono d'accordo e prendono a bordo i migranti". Quest'ultima, tra l'altro, è un'accusa molto grave e mai dimostrata.
Il governo Meloni sta quindi dimostrando di avere una linea ben precisa sui migranti, sia a livello mediatico che pratico. Anche se la guerra alle Ong, al momento, non ha portato grandi risultati: solo la tensione diplomatica con la Francia e lo sbarco di 234 persone a Tolone, mentre le altre persone sono comunque scese in Italia, visto che si trattava di una violazione del diritto internazionale. Quello che minaccia Salvini, però, è un ritorno dei decreti Sicurezza. Il leader della Lega da mesi sta provando a riproporre le misure durissime contro le Ong, che erano sottoposte a multe milionarie e sequestro della nave.
Ora, però, si aprirà una discussione nell'Unione europea, che non è detto che porti dei frutti. Sicuramente se ne parlerà, con l'Italia che ha diffuso un comunicato congiunto con gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (Spagna a parte), in cui si chiede di ridiscutere a livello europeo la questione, viene sottolineato che il sistema di redistribuzione non funziona e vengono anche attaccate le Ong: "Il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata".