Msf rifiuterà i fondi da Ue e Stati membri: “Politiche sui migranti sono vergognose”
Medici Senza Frontiere ha annunciato che a partire da oggi non accetterà più fondi da parte dell'Unione europea e dai suoi stati membri "in opposizione alle loro dannose politiche di deterrenza sulla migrazione e ai sempre maggiori tentativi di allontanare le persone e le loro sofferenze dalle frontiere europee". Una decisione che, scrive l'organizzazione in una nota, "avrà effetto immediato" e si applicherà ai progetti che Msf ha attivato in tutto il mondo.
In Italia Msf non riceve fondi istituzionali, il finanziamento è opera di donazioni, fondazioni o imprese. A livello internazionale, invece, nonostante il 92% delle risorse venga da privati, una parte minoritaria di risorse viene anche da fondi istituzionali. A questa parte di finanziamenti Msf ha dichiarato di voler rinunciare.
L'organizzazione critica l'accordo tra Unione europea e Turchia, a causa del quale più di 8 mila persone, tra cui moltissimi minori non accompagnati, sono bloccate sulle isole greche. Si tratta di migranti che hanno vissuto, spiega Msf, "in condizioni disastrose, in campi sovraffollati, a volte per mesi. Temono un ritorno forzato in Turchia e sono ancora prive di assistenza legale, la loro unica difesa contro un’espulsione collettiva. La maggior parte di queste famiglie, che l'Europa ha stabilito di tenere fuori dalla propria vista, è fuggita dai conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan".
Jerome Oberreit, segretario generale internazionale di Msf, ha dichiarato che per mesi l'organizzazione "ha denunciato la vergognosa risposta europea, concentrata sulla deterrenza invece che sulla necessità di fornire alle persone l’assistenza e la protezione di cui hanno bisogno". In questo contesto, l'accordo Ue-Turchia "ha messo in pericolo il concetto stesso di ‘rifugiato' e la protezione che offre".
Per queste ragioni, Msf è ancora più critica sul fatto che la scorsa settimana la Commissione europea abbia proposto di replicare la logica dell'accordo con Ankara in oltre sedici paesi tra Africa e Medio Oriente. "Gli accordi – si legge nella nota dell'organizzazione – imporrebbero tagli commerciali e agli aiuti allo sviluppo per quei paesi che non arginano la migrazione verso l'Europa o che non facilitano i rimpatri forzati, premiando quelli che lo fanno. Tra questi potenziali partner ci sono la Somalia, l'Eritrea, il Sudan e l'Afghanistan – quattro dei primi dieci paesi di origine dei rifugiati". Per Oberreit, sostanzialmente, il problema è uno: "Tutto ciò che l’Europa ha da offrire ai rifugiati è costringerli a restare nei paesi da cui cercano disperatamente di fuggire? Ancora una volta, l'obiettivo principale dell’Europa non è proteggere le persone, ma tenerle lontane nel modo più efficace".
Peraltro, ha aggiunto, "il tentativo dell'Europa di esternalizzare il controllo della migrazione sta avendo un effetto domino, con frontiere chiuse lungo tutto il tragitto fino in Siria. Le persone non hanno più alcun posto dove andare e questa situazione peggiora sempre di più". Le politiche di deterrenza "vendute al pubblico come risposta umanitaria hanno solo esacerbato la sofferenza delle persone in stato di bisogno. Non c'è nulla di lontanamente umanitario in queste politiche. Non possono diventare la norma e devono essere messe in discussione", ha concluso Oberreit.