Mozioni sfiducia a Bonafede, il ministro al Senato: “Scarcerazioni decise su base vecchie leggi”
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, interviene al Senato prima della votazione sulle mozioni di sfiducia nei suoi confronti presentate dal centrodestra e da Emma Bonino. Bonafede esordisce passando subito al contrattacco, difendendosi: "Quando si giura sulla Costituzione si decide di essere in tutto e per tutto uomo delle istituzioni. In queste settimane si è sviluppato un dibattito viziato da illazioni. Ma ho seguito l’esigenza di un confronto in Parlamento. Ripercorrerò i punti delle mozioni presentate, le cui ragioni sono opposte tra di loro. Cominciamo con il primo punto, la nomina del vertice del Dap del giugno 2018. La vicenda è stata sviscerata in ogni sua parte e sono stati sgombrati tutti gli psuedo-dubbi. Parliamo di colloqui informali, risalenti a circa due anni fa”.
La ricostruzione di Bonafede su Di Matteo
Bonafede racconta, ricostruendo quanto avvenuto allora e ricalcando il suo intervento di qualche settimana fa alla Camera: “I fatti non hanno niente di particolare rispetto a una qualsiasi nomina fiduciaria e discrezionale. Vanno fissati due punti: ci furono condizionamenti? Ancora una volta: no. Chi lo sostiene se ne faccia una ragione: non sono più disposto ad accettare alcuna allusione. Sui ruoli di cui parlammo con Di Matteo, nella mia determinazione Di Matteo avrebbe avuto la possibilità di lavorare a via Arenula con un ruolo più incisivo”.
Le misure adottate per evitare il rischio contagio in carcere
Il ministro della Giustizia parla poi della seconda questione, quella sull’impatto dell’emergenza Coronavirus nelle carceri: “Le misure adottate sono tutti documentate. A fronte di una pandemia, la situazione delle carceri presenta due aspetti particolari. Da un lato è più difficile per il virus entrare, ma laddove riesca a entrare – così come in qualsiasi struttura chiusa – la concentrazione di persone all’interno ne aumenta la sua capacità di diffusione. Questo è sempre stato chiaro a tutti, tranne che alle opposizioni. Secondo cui il rischio di contagio nelle carceri, che per tutto il mondo è un dato di fatto, in Italia l’avrebbe inventato il governo con il Cura Italia. L’obiettivo è sempre stato la tutela della salute”.
Bonafede prosegue: “La domanda da porsi è: queste misure hanno funzionato? Risultano accertati 102 casi di persone recluse attualmente positive, di cui soltanto una ricoverata in strutture sanitarie esterne. Anche considerando il periodo in cui la pandemia ha raggiunto livelli più alti, abbiamo raggiunto un massimo di 162 positivi. Il piano di prevenzione e il contrasto del contagio non solo c’era, ma ha anche funzionato. È falsa l’immagine del governo che ha aperto le porte delle carceri. La scelta di questa maggioranza è stata semplicemente quella di intervenire, senza intaccare il principio della certezza della pena, modificando le leggi già vigenti e introducendo il braccialetto elettronico laddove non era già previsto. Come in una legge del centrodestra del 2009 che mandava i detenuti ai domiciliari senza braccialetto. Tutte le opposizioni che hanno parlato di svuotacarceri avrebbero dovuto precisare che si riferivano a una loro legge, approvata da un governo di centrodestra. E c’è un punto che svela l’inconsistenza delle accuse mosse al sottoscritto e al governo: un decreto del Cura Italia specifica che sono escluse le persone condannate per mafia e chi ha dato vita alle rivolte nelle carceri”.
Le leggi che hanno portato alla scarcerazione
Il ministro della Giustizia fa riferimento specifico alle leggi che hanno permesso la scarcerazione di alcuni detenuti: “In base a quale leggi sono usciti dal carcere i detenuti condannati per mafia? Nella maggior parte dipende dal codice penale del 1930 e dalle norme del 1975, che prevedono la prosecuzione della pena per motivi di salute. Queste norme non sono riconducibili a questo governo, almeno che qualcuno non voglia affermare che siamo al governo da più di 50 anni. I giudici hanno applicato leggi vigenti da almeno 50 anni che nessuno aveva mai cambiato”. Bonafede continua: “Respingo ogni strumentalizzazione politica e riconosco ai giudici di sorveglianza di aver svolto un lavoro importante in un momento difficilissimo, in cui l’epidemia ha messo in crisi tutte le strutture del Paese”.
Il ministro della Giustizia conclude: “Le misure concrete prese in questo periodo sono frutto di un lavoro di squadra, del governo che ha considerato la giustizia una vera priorità. Sono il ministro della Giustizia di un governo di coalizione e ruolo cruciale della giustizia assume un’importanza addirittura maggiore in questo momento di ripartenza: è fondamentale che i cittadini sappiano di poter contare su un processo con tempi certi e ragionevoli. Tante volte nella maggioranza ci siamo confrontati e anche divisi. Anche sui tempi del processo, sarebbe importante istituire una commissione ministeriale per valutare l’efficacia della riforma del processo penale e civile. Sempre in tema di garanzia di diritti fondamentali, rivendico la massima attenzione legata alla patologie per le ingiuste detenzioni. Il poderoso aumento delle persone che lavoreranno nei tribunali è il miglior punto di partenza. Altro fondamentale progetto di riforma è quello del Csm, a tutela dell’autonomia e del prestigio dell’istituzione. E sul progetto c’era stata un’ampia condivisione nella maggioranza".