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Mozione di sfiducia a Bondi: domani il voto alla Camera

Polemiche sulla calendarizzazione della mozione di sfiducia al ministro della Cultura, Sandro Bondi. La sovrapposizione con il Consiglio d’Europa regala al Pdl la fiducia matematica. Intanto, si chiedono le dimissioni di Gianfranco Fini.
A cura di Alessio Viscardi
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È previsto per domani alle 16 il voto sulla mozione di sfiducia a Sandro Bondi, Ministro della Cultura, presentata dalle opposizioni dopo il crollo di alcuni edifici storici negli scavi archeologici di Pompei e le notizie di stampa sulla parentopoli che lo ha coinvolto. Il provvedimento sarà domani all'esame della Camera dei deputati, ma sembra che la mozione sarà bocciata a causa dell'assenza di numerosi parlamentari per i lavori del Consiglio d'Europa a Strasburgo. Nella seduta di oggi, la conferenza dei capigruppo ha deciso di non rimandare il voto, ipotesi che ieri era prevalsa. L'opposizione, infatti, ha chiesto il rinvio di una settimana per la sovrapposizione con la sessione europea dedicata alla persecuzione contro la comunità cristiana nel mondo.

Il Popolo della Libertà ha fatto pressioni perché il voto fosse calendarizzato proprio domani, in modo da avere una vittoria matematica certa. La mozione presentata da Pd e Idv che sarà domani messa al voto ha visto l'adesione anche di Udc, Api, Fli e Mpa, ma la maggior parte dei deputati di questi gruppi saranno impegnati in Consiglio d'Europa. Forte di questi dati, lo stesso ministro Sandro Bondi ha chiesto oggi che il voto si tenga quanto prima: “Un ulteriore rinvio della mozione di sfiducia che mi riguarda sarebbe intollerabile. C'è un limite anche a giocare con la dignità delle persone per squallide ragioni di interesse politico” scrive in una nota il Ministro.

L'Udc ha pesantemente criticato la calendarizzazione del voto per domani, alle critiche si sono uniti i deputati di Fli. Benedetto Della Vedova, finiano della prima ora, già denuncia che quello di domani sarà un “voto falsato” dal “connotato politico”. Il Pdl risponde alle critiche, chiedendo che Montecitorio discuta del doppio ruolo di Gianfranco Fini, che oltre ad essere leader di un movimento politico ricopre anche la carica istituzionale di Presidente della Camera. La richiesta si somma a quella già presentata dalla Lega Nord, ma la presidenza non ha accolto la richiesta rimandando qualsiasi decisione alla Giunta per il Regolamento.

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