Mose, Renzi: “Daspo a politici e imprenditori corrotti”
Il Gip Alberto Scaramuzza nella sua ordinanza con i retroscena di quella che è stata definita la nuova Tangentopoli ha parlato chiaramente del giro di mazzette che venivano elargite per la costruzione del Mose di Venezia. Soldi – molti soldi – che sono finiti nelle mani di politici, imprenditori, funzionari della Guardia di Finanza e Magistrati, rivelando come la corruzione non abbia risparmiato quasi nessuno, neppure chi avrebbe dovuto controllare che tutto si svolgesse nella regolarità. In questo quadro prenderanno il via tra oggi e domani gli interrogatori. E in questo quadro, dopo quello non meno sconcertante dell'Expo, il premier Matteo Renzi si è trovato operare.
Mose, Renzi: "Smettiamo di dire che ci sono i ladri perché non ci sono le regole"
Intervenuto a Bruxelles, a margine del G7, il primo ministro ha dichiarato: "Provo una profonda amarezza ma ho piena fiducia nel lavoro della magistratura. Smettiamo di dire che ci sono i ladri perché non ci sono le regole: la gente che ruba va mandata a casa. Il problema delle tangenti non sta nelle regole ma nei ladri. La mia proposta è di un "daspo" a politici e imprenditori implicati in vicende corrutive. Nelle prossime ore interverremo sugli appalti pubblici". Poi ha ribadito: "Il punto centrale è quello di garantire che chi viene condannato per corruzione poi non abbia la possibilità, magari 20 anni dopo, di occuparsi della cosa pubblica. Quindi la mia proposta del Daspo per per poitici e imprenditori è il senso dell'operazione". Il primo ministro, comunque, ha anche affermato di avere "piena fiducia nel lavoro della magistratura e presunzione di innocenza fino a sentenza", ma "tutte volte che vediamo vicende di corruzione c'è una amarezza enorme, profonda perchè ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia dei cittadini nel buon operato e nella correttezza personale".
Mose, Cantone: "Scandalo peggiore di quello dell'Expo"
Sulla vicenda stamattina è intervenuto anche Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, chiamato proprio da Matteo Renzi all'indomani degli arresti per lo scandalo Expo. Sul caso Mose ha detto: "Quello che sta emergendo in questa vicenda, che ovviamente deve essere vagliata dalla magistratura, è un sistema molto inquietante, ancora più di quello già grave venuto alla luce per Expo. Nel caso del Mose sembrerebbe coinvolto il sistema imprenditoriale, il sistema politico ma anche il sistema dei controlli: ufficiali della guardia di finanza, un magistrato contabile: il quadro che emerge è di una corruzione davvero penetrante, che viene in qualche modo favorita dalla quantità enorme di denaro che gira quando si tratta di grandi opere”.
Cantone ha quindi detto: “E’ innegabile che il sistema degli appalti vada ripensato. Tutti i Grandi eventi degli ultimi anni sono stati fatti con deroghe. Siamo al paradosso che le regole funzionano sugli appalti di medio-piccola grandezza, mentre in quelli di dimensioni più ampie, dove dovrebbe essere maggiore l’attenzione perché ci sono in ballo interessi maggiori, lì le regole non funzionano, non vengono applicate".