video suggerito
video suggerito
Fondi russi alla Lega

Mosca chiede a Salvini di bloccare sciopero operai di un’azienda russa in Italia: lui obbedisce

Gli scioperi davanti alle raffinerie del gruppo petrolifero Lukoil sono proibiti da mesi per questioni di “sicurezza pubblica”. Tuttavia, una lettera dell’ambasciatore russo in Italia, indirizzata lo scorso marzo al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sembra mettere in luce una questione un po’ diversa. Infatti, Mosca avrebbe chiesto al leader leghista di fermare i blocchi sindacali per proteggere i propri interessi economici. “Presente quando la Russia ordina, assente quando deve venire a rispondere in Parlamento”, commenta a Fanpage.it il senatore dem, Davide Faraone.
A cura di Annalisa Girardi
38.541 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
Fondi russi alla Lega

Matteo Salvini ha sempre preso le distanze dall'inchiesta apertasi in seguito alla pubblicazione degli audio di Buzzfeed, in cui si potevano sentire alcuni esponenti della Lega discutere di un accordo commerciale che avrebbe dovuto sostenere la campagna elettorale del Carroccio. Alle ripetute domande della stampa, il vicepresidente del Consiglio leghista ha risposto di "essere colpevole di volere solamente buoni rapporti con la Russia". Ora, spuntano delle mail che mettono ancora di più sotto i riflettori i rapporti della Lega e del suo leader Salvini con il Paese di Vladimir Putin.

Facciamo un passo indietro. Alcuni mesi fa, il prefetto di Siracusa, Luigi Pizzi, ha vietato gli scioperi di fronte ai cancelli delle raffinerie Isab di Priolo, per motivi di "ordine pubblico e pubblica sicurezza", frenando le proteste degli operai che rischiavano di perdere il proprio posto di lavoro. Lo stabilimento appartiene al gruppo petrolifero russo Lukoil. Da un articolo di Salvo Palazzolo, pubblicato ieri su Repubblica, emerge che il divieto di sciopero sia il risultato di una richiesta dell'ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, direttamente indirizzata a Matteo Salvini. Della vicenda si è occupato anche Fausto Raciti, deputato del Partito Democratico, che ha preannunciato la presentazione di una interrogazione parlamentare.

Lo scorso 22 marzo 2019, l'ambasciatore Razov ha inviato una lettera al ministro dell'Interno, che si apre con un cordiale "Caro Matteo", in cui si legge che i blocchi sindacali avrebbero portato "nel periodo fra il 2012 e il 2018 a perdite finanziarie per l'ammontare di alcuni milioni di euro, nonché arrecato danni per la reputazioni del gruppo Lukoil". Il documento richiede quindi espressamente al leader leghista di garantire "una partecipazione più attiva delle autorità italiane nella soluzione del problema del più grosso investitore russo in Italia". Nulla a che vedere quindi, con questioni di sicurezza, ma piuttosto un richiamo su interessi commerciali ed economici di Mosca in Italia. D'altronde, continua l'ambasciatore, "la parte russa cerca sempre di creare le condizioni al massimo confortevoli per le aziende italiane che lavorano in Russia". Ecco una copia della lettera.

Immagine
Immagine

Lo stesso documento è stato anche inviato da Evgeny Panteleev, il Console Generale della Federazione Russa a Palermo, al prefetto Pizzi lo scorso aprile. Lo stesso ministero dell'Interno ha inoltre inoltrato la lettera dell'ambasciatore al prefetto di Siracusa, tramite l'Ufficio Affari Internazionali del suo Gabinetto, con il "protocollo numero 52/155/2/2F", firmato da Paolo Formicola. Nella lettera si afferma che riguardo agli "episodi di interruzione delle attività delle raffinerie della ex Isab S.r.l. di Priolo Gargallo, oggi facenti capo al gruppo petrolifero russo Lukoil", e tenendo in considerazione quanto espressamente richiesto dall'ambasciatore russo Razov, "si sarà grati per i cortesi, aggiornati elementi informativi che codesto Ufficio vorrà far pervenire alla problematica in esame".

Immagine

Il risultato? Lo scorso 9 maggio il prefetto Pizzi ha emesso un ordinanza con la quale si impone il "divieto di assembramenti di persone e/o automezzi" davanti ai 12 ingressi del polo petrolchimico, dove i lavoratori, di cui una parte è già stata licenziata, continuano a protestare. La Cgil ha provato a bloccare l'ordinanza con un ricorso al Tar, il Tribunale amministrativo regionale. "Durante l'udienza davanti al Tar abbiamo appreso le vere ragioni del provvedimento del prefetto: ci sono chiare sollecitazioni che arrivano dal governo russo per normalizzare le proteste sindacali. E ci ha sorpreso che non sembra siano richieste che arrivano solo dall'azienda Lukoil, ma anche dai vertici del governo russo. Sono evidenti pressioni politiche", ha affermato Roberto Alosi, segretario generale della Cgil di Siracusa. E queste pressioni politiche, calpesterebbero "i principi più elementari del diritto di sciopero, della libertà di riunione e dei principi costituzionali", denunciano i sindacati. Giuseppe Massafra, segretario nazionale della Cgil, poi specifica nella nota congiunta pubblicata sul sito della Confederazione: "La pronuncia data provvisoriamente dal Tar non ci convince. Continuiamo a pensare che siano stati lesi diritti di libertà e faremo ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativo. Come si può palesemente notare l’ordinanza del prefetto non è dettata da motivi di ordine pubblico o da particolari esigenze produttive". Le parti sociali poi concludono: "Ci sono inoltre aspetti di natura giuridica che lasciano assai perplessi, come ad esempio il fatto che le attività produttive in questione non sono e non possono essere riconducibili alla natura di servizio pubblico, che come è noto viene regolamentato da particolari e specifiche norme, anche esse tuttavia, garantiste del diritto inalienabile delle libertà sindacali e dello sciopero".

La reazione della politica, Faraone (Pd): Salvini presente solo quando lo ordina Mosca

"Quello che è accaduto è gravissimo. Domani, alle 11, sarò davanti ai cancelli dell'Isab di Priolo proprio per sfidare il prefetto e il ministro dell'Interno non rispettando l'ordinanza che ritengo figlia di ingerenze che non hanno nulla a che fare con il nostro Paese", commenta a Fanpage.it il senatore del Partito democratico, Davide Faraone. I parlamentari dem da settimane protestano per chiedere che Matteo Salvini riferisca in sedi istituzionali per chiarire la questione, un'azione fino ad oggi rifiutata dal leader leghista, che si è sempre difeso definendo le inchieste come "fantasia e film di spionaggio". Tuttavia, afferma Faraone, "negare la possibilità a dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro di manifestare e scioperare è qualcosa di antidemocratico", e che va contro il proprio Paese. Per questa ragione, continua il senatore dem, "contesterò con tutti gli strumenti possibili, da quelli parlamentari tramite interrogazione, alla protesta di venerdì, un'azione di questo genere".

Sottolineando che il titolare del Viminale dovrebbe occuparsi di sicurezza e non degli interessi economici di un altro Paese, il senatore definisce quindi l'intervento di Salvini per bloccare gli scioperi dietro ordine della Russia come un"interferenza surreale, incredibile, contro il diritto di sciopero e contro i lavoratori che perdono il lavoro. Io sostengo i lavoratori contro il volere di un ministro dell'Interno che si piega a un parere estero, semplicemente per fare un po' il suddito. Questa è una cosa incomprensibile. Ci sono altri luoghi di tensione per scioperi nel Paese, però l'ordinanza di divieto riguarda solo la Lukoil sotto ordine della Russia. Mi sembra incredibile".

Faraone ritorna sull'intervento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a palazzo Madama: "Abbiamo discusso in Senato di rubli, di rapporti con la Russia, di Lega e tutto il resto con Salvini assente: anche questa è una cosa vergognosa. Presente quando la Russia ordina, assente quando deve venire a rispondere in Parlamento". Il senatore del Pd commenta anche quanto affermato in aula da Conte: per il presidente del Consiglio al momento non ci sono elementi necessari per mettere in dubbio la fiducia alle componenti di governo, nonostante lui stesso si sia ritrovato a contraddire il suo ministro affermando che Gianluca Savoini, l'uomo al centro delle indagini, fosse stato invitato da Matteo Salvini, cosa che il leader leghista ha sempre negato. "La maggioranza ormai è ridicola. Conte parla in aula con la sua forza politica, il Movimento Cinque Stelle, che abbandona. Salvini assente, e lui è costretto a parlare di cose che conosce soltanto sommariamente. Su tutto quello che è stato chiesto è omertoso, evasivo. L'unica cosa che ha detto è che garantisce lui, ma noi di lui non ci fidiamo. Non ci fidiamo che lui possa garantire per un ministro che scappa anziché confrontarsi con il Parlamento".

Sul rifiuto di Salvini di chiarire la questione in sede istituzionale Faraone sottolinea: "Perché scappa? Al di là della presunzione di innocenza, del rispetto della magistratura e delle indagini che ci sono in corso, se Salvini avesse la coscienza pulita, anziché stare a scappare costantemente dovrebbe essere in aula. Fa sempre il capitano coraggioso ma poi quando si tratta di confrontarsi su temi veri nel Parlamento non si fa vedere. Io questo lo reputo un atteggiamento grave, omertoso, e di chi ha qualcosa da nascondere". Infine, alla domanda se l'opposizione cercherà un chiarimento diretto da parte dell'ambasciatore Razov, Faraone conclude: "Noi sicuramente chiederemo all'ambasciata delle ragioni di tutto quello che è accaduto. Al tempo stesso faremo un'interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti e poi faremo tutte le azioni che servono per far saltare una cosa di questo genere".

38.541 CONDIVISIONI
Fondi russi alla Lega
41 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views