Morti tre migranti in mare vicino a Lesbo, ci sono dispersi: è il secondo naufragio in una settimana
Secondo naufragio nel Mediterraneo in una settimana. Tre migranti, due donne e un uomo, sono morti e altri 16 sono stati soccorsi martedì al largo dell'isola greca di Lesbo, dopo che il gommone che li trasportava dalla vicina costa turca ha urtato contro gli scogli a causa del forte vento e ha iniziato a imbarcare acqua.
Due motovedette, un elicottero e squadre di terra sono entrati in azione per le operazioni di soccorso e per cercare eventuali dispersi. Non si conosce con precisione il numero delle persone scomparse, secondo l'Ansa sarebbero una ventina. Nessuno dei naufraghi a bordo del gommone indossava giubbotti di salvataggio. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa "Ana-Mpa", cinque persone sono state trasferite in ospedale con un principio di ipotermia. La tragedia nel Mar Egeo orientale si è verificata due giorni dopo la morte di quattro bambini e di una donna, deceduti dopo che un'imbarcazione che trasportava più di 40 migranti si è schiantata contro gli scogli dell'isola di Leros.
L'accusa di Sea Eye al governo: "Complica i soccorsi"
L'Ong Sea Eye, che ha portato ieri a Napoli 105 sopravvissuti e i cadaveri di due migranti recuperati in mare, ha attaccato il governo italiano: "È cinico parlare di concessione nell'assegnazione del porto di Napoli solo perché il porto di Pesaro, inizialmente assegnato, era ancora più lontano. I porti della Sicilia meridionale potevano essere raggiunti in molto meno tempo. Il governo italiano deve smettere di rendere più difficile il lavoro di soccorso in mare delle Ong e con ciò prolungando anche la sofferenza delle persone in cerca di protezione. Tutte le risorse governative e civili disponibili devono essere utilizzate per prevenire il maggior numero possibile di morti. È in atto un crimine in contro l'umanità", ha dichiarato Gorden Isler, presidente di Sea-Eye, intervenuto dopo l'attracco della Sea Eye 4.
Isler ha contestato il fatto che le autorità italiane abbiamo assegnato Napoli come porto, a oltre 480 km di distanza dal punto in cui la Sea Eye 4 aveva soccorso i migranti in mare. Per Sea-Eye "un porto siciliano sarebbe stato molto più veloce da raggiungere e le persone avrebbero avuto un accesso molto più rapido alle cure mediche di cui avevano bisogno".
Fermati tre scafisti a bordo della Sea Eye 4
Tre scafisti sono stati fermati dalla polizia di Stato e dalla Guardia di finanza con l'accusa di concorso in favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina. Il decreto di fermo indiziato è stato emesso stanotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli su delega del Procuratore della Repubblica del capoluogo partenopeo ed eseguito nei confronti di K.E., E.O. e B.M., rispettivamente di 22, 45 e 32 anni.
I tre erano a bordo della ong Sea Eye 4 sbarcata ieri nel porto di Napoli-molo 21. L'imbarcazione trasportava 105 profughi di numerose nazionalità (prevalentemente provenienti dall'area Sub-Sahariana) e 2 salme attualmente in corso di identificazione. I tre nei giorni scorsi erano stati recuperati, in acque internazionali ricadenti all'interno dell'area Sar Maltese, da due distinti natanti in avaria, un gommone e un'imbarcazione di legno.
Gli investigatori hanno acquisito il diario di bordo, sentito il comandante della nave e alcuni tra i rifugiati appena sbarcati, ispezionato i telefoni cellulari degli indagati. Tutto ciò ha consentito di raccogliere nei loro confronti "gravi indizi di colpevolezza".