Caso Morisi, il giovane del festino: “Mi ha dato lui la droga, quella notte mi ha distrutto la vita”
L'avvocato Fabio Pinelli, che difende Luca Morisi, l'ex social media manager della Lega, l'inventore della ‘Bestia' di Matteo Salvini,indagato dalla Procura di Verona per cessione e detenzione di stupefacenti, conferma di aver già segnalato all'autorità giudiziaria "la piena disponibilità del suo assistito a chiarire tutti gli aspetti della vicenda" con i magistrati, ribadendo però "la piena convinzione della irrilevanza penale della condotta di Morisi, il quale non ha mai posseduto il flacone contenente il liquido oggetto di accertamenti". Il liquido a cui si riferisce il legale è quello contenuto all'interno del flacone trovato nell'auto dei due ragazzi romeni fermati un mese fa dai carabinieri. I due avevano riferito ai militari di aver trascorso la notte a casa di Morisi. Il contenuto all'interno della bottiglietta, secondo quanto indicato dai due giovani fermati, dovrebbe essere la cosiddetta ‘droga dello stupro', cioè Ghb, ma per le analisi sulla composizione chimica della sostanza bisognerà attendere ancora.
Il giovane coinvolto dice che è stato Morisi a dargli la droga
"Quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro l'ho avuta da lui", ha detto a Repubblica uno dei due romeni coinvolti. "Eravamo in tre nella cascina – ha raccontato il giovane, che sarebbe rientrato ora in patria – con me anche un mio amico connazionale, siamo stati contattati via web. Sono un modello ma per necessità faccio anche l'escort. Il compenso era di 4mila euro per una giornata".
"All'inizio ci siamo divertiti tutti, e ci siamo drogati. La roba ce l'ha offerta Morisi – ha assicurato – Non era la prima volta che lo facevo, ma non mi è mai capitato di sentirmi così male…ero devastato, mi ha preso male e a un certo punto, non so dire dopo quanto tempo, volevo andare via perché non mi sentivo bene. Ma gli altri due mi hanno detto di no…".
Il ragazzo a quel punto è fuggito in preda al panico: "Mi hanno visto tutti, anche una signora col cane che abita lì vicino. Lo possono testimoniare i filmati delle telecamere di sorveglianza. Sono fuggito e ho chiamato col cellulare i carabinieri". Il giovane sex worker ha detto di non aver subito violenza: "Ero terrorizzato ed alterato per quello che avevamo preso e volevo andarmene. No so, mi è sembrato naturale chiamare i carabinieri".
Per la famiglia di Morisi questa ricostruzione confermerebbe l'assenza di un reato: "Nessuna violenza, nessuna costrizione, nessuna certezza sull'origine del flacone con il liquido, nessun quarto uomo: le parole del giovane intervistato da alcuni quotidiani confermano che Luca Morisi non ha commesso reati e ora è vittima di una campagna mediatica guardona e di pettegolezzi di un ragazzo che cerca pubblicità o soldi facili", hanno detto alcune fonti all'Ansa.
Per la Procura Morisi è l'unico indagato
L'avvocato Pinelli ha comunicato che "allo stato non risulta coinvolto alcun ‘quarto uomo'", e anzi "dagli atti nella legittima disponibilità della difesa risulta sottoposta a indagine solo una ulteriore persona oltre a Morisi", secondo quanto trapelato ieri. Secondo la difesa, come riportato dall'AdnKronos, uno dei due romeni fermati durante il controllo sarebbe indagato per cessione di stupefacenti dalla Procura di Verona.
Questa circostanza è però stata smentita dalla stessa Procura. Nell'inchiesta che coinvolge il guru della comunicazione "non c'è allo stato attuale un secondo indagato", ha detto la procuratrice di Verona Angela Barbaglio, la quale ha ribadito che "l'unico indagato è Luca Morisi, nessun altro per questo procedimento". Secondo la Repubblica il ventenne romeno risulta denunciato a piede libero per detenzione di stupefacenti.
Il capo della Procura ha però aggiunto una precisazione: "Nell'indagine su Morisi io ho riferito solo ciò che ricordavo quando mi è stata comunicata la notizia di reato, un mese e mezzo fa: e in quel momento riguardava solo la cessione di una sostanza liquida, che i due ragazzi asserivano essere droga. Cosa sia successo dopo – ha detto – ovvero se il collega Aresu, nel proseguo delle indagini, sia arrivato ad iscrivere una o altre persone, non lo so. Se l'avvocato Pinelli sostiene che oltre a questi c'è un secondo indagato, uno dei due ragazzi, immagino che lo faccia a ragion veduta, avendo contattato il pm per approfondire gli atti dell'inchiesta. L'iscrizione nel registro indagini di una seconda persone potrebbe essere avvenuta perché nel frattempo è stato individuato un altra ipotesi di reato".
L'avvocato Pinelli ritiene di non dover aggiungere altro, se non "l'auspicio che il tutto possa essere trattato per quello che è: un fatto che attiene alla vita privata dell'interessato". Già ieri Pinelli aveva sottolineato come durante la perquisizione della casa di Morisi, avvenuta a Belfiore in provincia di Verona il pomeriggio del 14 agosto scorso, non fosse stato sequestrato materiale informatico, come smartphone o pc. I militari hanno però trovato due grammi di cocaina.
Per Salvini il caso Morisi non è un complotto
"C'è una questione personale che riguarda una persona. Io non ho mai commentato l'accusa di stupro al figlio di Grillo, l'arresto dei genitori di Renzi, quindi non sono abituato a commentare la vita privata se non ci sono dei reati", ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, oggi a Torino, interpellato sull'inchiesta a margine di una iniziativa elettorale nel quartiere Barriera di Milano. "È chiaro che la Lega per qualcuno è un ostacolo – ha detto il leader della Lega -, a qualcuno dà fastidio. Però non mi sentirete mai parlare di complotto".