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Monti votò Forza Italia nel 1994. E quindi?

Giuliano Urbani, uno dei “padri fondatori” di Forza Italia, è sicuro: il professore votò Forza Italia nel 1994. Ma la cosa non dovrebbe sorprendere, bensì far riflettere sul fallimento del progetto di dare una casa ai liberisti.
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Mario-Monti77

Monti? Un lettore con simpatie a metà strada fra i liberlai del Pli ed i repubblicani di La Malfa. A tracciare il profilo politico del supertecnico, chiamato a ridare ossigeno ai conti pubblici ed a restituire credibilità internazionale al nostro Paese, è Giuliano Urbani, politologo della Bocconi, nonché due volte ministro nel Governo Berlusconi. Ma Urbani è anche il co – fondatore di Forza Italia, uno degli esponenti della primissima ora del movimento nato e cresciuto nel solco di Silvio Berlusconi, nonché uno degli autori del programma con cui il Cavaliere si presentò alle elezioni del 1994.

Quelle dell'amaro calice e del milione di posti di lavoro. Quelle che hanno impedito la rivoluzione bolscevica in Italia. Quelle che hanno segnato l'inizio del nuovo miracolo italiano, di cui Urbani era teorico e vate. Quelle in cui i vari Urbani, Tajani, Dell'Utri e via discorrendo prefiguravano la nascita della casa dei moderati e liberali, di un partito in grado di raccogliere il meglio della borghesia italiana e di garantire la messa in pratica dei principi del liberismo e "dell'economia sociale e di mercato". Quelle in cui un partito sorto dal nulla (?) ottenne oltre il 20% dei consensi mentre il Paese si preparava alla transizione eterna ed incompiuta dalla prima Repubblica alla…non è ancora chiaro, in realtà. Quelle in cui tantissimi esuli dai partiti della Prima Repubblica travolti da Tangentopoli trovarono rifugio in quel di Arcore. ma anche quelle in cui tantissimi "non politici, intellettuali di formazione liberale e di sentimento cattolico" come Mario Monti, appunto, non trovarono di meglio che sostenere l'ascesa al potere del grande imbonitore, magari convinti che si trattasse soltanto del "fenomeno superficiale" del riposizionamento dei grandi gruppi di interessi e dell'alta borghesia produttiva del Belpaese (come in parte è stato).

Ora dunque Urbani ci ricorda che Monti fu uno dei tanti elettori a premiare Silvio. E la cosa non dovrebbe stupire, semmai far riflettere. Sul naufragio di un progetto e di una idea di Paese. Sull'esperienza di quasi vent'anni di berlusconismo e sull'incapacità della destra italiana di mettere in piedi un polo conservatore e realmente liberale. Sui limiti non solo di una piattaforma politica, ma delle elite conservatrici e liberali italiane. Quelle stesse che reclamano un "ruolo di primo piano" nel futuro prossimo dell'Italia Futura. Quelle stesse che intendono fermare il declino del Paese. E che a tamponare il disastro di un ventennio (e non solo) sia stato chiamato proprio il professor Monti è solo l'ennesimo paradosso.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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