Non c'è solo la condanna dell'atteggiamento di Giorgio Squinzi, le cui dichiarazioni farebbero in qualche modo salire lo spread, nelle dichiarazioni domenicali di Mario Monti da Aix en Provence, nel corso del summit economico internazionale. "Forse nel caso dell'Italia c'è anche un po' di incertezza su quello che succederà nella Governance dell'economia italiana o detto altrimenti nella politica italiana dopo le elezioni del 2013", questa la valutazione di partenza del professore, che poi chiosa con un sibillino: "Spero che l'Italia riesca a dimostrare presto con le riforme politico istituzionali che il ritorno al normale processo elettorale sarà pienamente competibile con la continuità delle politiche che l'Europa sta apprezzando". Due stoccate precise, che inchiodano i partiti alle loro responsabilità, con un riferimento evidente al balletto sulla legge elettorale e alle difficoltà con le quali il Parlamento sta affrontando le riforme istituzionali (sia in Commissione che in Aula). Ma anche la prima traccia di quella che oggi l'Unità rilancia come la vera novità politica: in sostanza il Presidente del Consiglio starebbe "valutando" la possibilità di candidarsi alle politiche del 2013. Certo, al momento è "prematuro parlarne", dal momento che "porsi il problema oggi non farebbe bene al Governo", ma la possibilità che Monti si presenti con un programma più articolato e con un progetto di ampio respiro alla consultazione del prossimo anno comincia ad assumere contorni più nitidi. Del resto, il professore non ha mai nascosto di sentirsi "al servizio del Pase" e se dunque una coalizione "di responsabilità nazionale" gli proponesse una reggenza di altri 5 anni, con buona probabilità (e a determinate condizioni) non si tirerebbe indietro.
Del resto Monti sa di avere dalla sua parte l'appoggio dei vertici europei, anche perché è riuscito a presentarsi in una congiuntura estremamente delicata come l'anello di congiunzione del blocco Italia – Spagna – Francia con la Germania della Merkel. E senza dimenticare che al momento (ad un anno dalle elezioni, si noti bene), tra i partiti a regnare sovrana è la confusione, sia per quanto riguarda eventuali alleanze o coalizioni (l'ultima uscita in ordine di tempo è quella del Presindente della Camera Gianfranco Fini), sia per quanto riguarda la leadership politica. Un problema che coinvolge sia il centrodestra (alle prese con l'ingombrante presenza di Berlusoni), sia il centrosinistra (con il PD in pieno psicodramma da primarie), ma anche l'area centrista (Montezemolo nicchia e Casini continua a "manifestare apertura" ma senza chiudere il cerchio) e addirittura la parte "movimentista" (nemmeno il M5S ha un leader designato per la corsa a Palazzo Chigi). E se lo stallo dovesse durare a lungo, non è escluso che si aprano nuovi spazi di manovra per il professore (e per altri membri dell'attuale squadra di Governo).