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Opinioni

Monti e l’Italia: i primi 100 giorni di una storia (d’amore?)

Se da un lato il Governo stringe i cordoni della Borsa e impone misure drastiche, dall’altro mostra la volontà di intervenire finalmente su questioni sul tappeto da troppo tempo. E la sensazione di “avere finalmente un Governo” è alla radice del consenso di cui gode il professore (100 giorni dopo).
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Può un Presidente del Consiglio essere apprezzato e stimato solo perché si comporta come tale? E' possibile che il giudizio complessivo sull'operato di un Governo prescinda da ogni valutazione di merito e si basi essenzialmente sul confronto con il "caos insensato" dell'esecutivo precedente? E' sensato dire che il consenso personale di Monti è finanche sorprendente, almeno considerando la portata dei provvedimenti messi in atto? Insomma, probabilmente bisogna riflettere sullo strano caso del politico che taglia la spesa, aumenta le tasse (sia pure con i debiti distinguo), combatte le corporazioni (anche se…), vincola il nostro Paese a sanguinose manovre negli anni a venire ed in tutto ciò non viene travolto dall'ondata "dell'indignazione e della contestazione popolare" e nemmeno viene esautorato dai cosiddetti poteri forti della politica e dell'economia del Belpaese. Ed ora che sono passati cento giorni dal suo insediamento, qual è il "ragionevole bilancio" del professore?

100 giorni per riconquistare la fiducia – Ci sono evidentemente punti sui quali ogni considerazione appare superflua, anche perchè a parlare sono numeri e valutazioni di rilievo. Sul piano della credibilità internazionale e della stabilizzazione del comparto finanziario in effetti sembrano esserci pochissimi dubbi, con l'allarme spread rientrato (almeno parzialmente) ed il passaggio dall'uomo del cucù allo stimato oratore che "pretende" il rispetto nelle sedi istituzionali. Allo stesso modo difficilmente contestabile è il "cambio di passo" dell'attuale esecutivo per quanto concerne l'approccio a questioni da lungo tempo sul tappeto, come la riforma fiscale, quella delle pensioni e quella seppur ancora soltanto abbozzata del mondo del lavoro.

Ed è proprio questo il punto cruciale. Il "mistero" del consenso, oseremmo dire. Può un giudizio prescindere da ogni valutazione di merito, ma basarsi semplicemente sul confronto col passato recentissimo della politica italiana e sul terrore che la terra sotto i nostri piedi ricominci a tremare? Probabilmente sì, in un Paese in cui fare semplicemente il proprio dovere è motivo di vanto e ammirazione (lo so, è una frase fatta…). In un Paese terrorizzato dalla prospettiva della catastrofe e sconcertato di fronte all'incapacità di una classe politica inefficiente e "sempre uguale a se stessa". In un Paese da sempre affascinato dalla retorica e dal qualunquismo, in cui la propaganda vince spesso sulla realtà e le interpretazioni dei fatti spesso sostituiscono i fatti stessi. Insomma, in un Paese che ha bisogno continuamente di essere rassicurato ed illuso. Ed è forse anche per questo che Mario Monti rappresenta molto di più di un semplice "tecnico prestato alla politica". E poco conta (almeno in questa prima fase) il senso profondo e concreto dei provvedimenti adottati finora. Purtroppo o per fortuna.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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