Monti darà l’addio a Scelta Civica?
Che la costruzione politica di Mario Monti fosse nata incompleta per la defezione all'ultimo istante di alcuni "nomi forti" su cui il professore intendeva puntare è cosa nota. Così come è noto che il risultato elettorale sia stato piuttosto deludente (malgrado la soddisfazione espressa dall'ex Presidente del Consiglio ad urne chiuse). Quello che è meno noto, ma che è venuto alla luce in tutta la sua rilevanza, è il travaglio interno ai montiani, dopo la decisione di sostenere il Governo Letta e dopo i ripetuti bocconi amari ingoiati nelle ultime settimane.
Così ieri sera, nel corso dell'assemblea degli eletti, sembra addirittura si sia giunti ad un passo dalla rottura e fonti di agenzia parlano di un Mario Monti che avrebbe presentato le dimissioni dalla Presidenza di Scelta Civica, per poi ritirarle ma lasciando intendere che "è solo una questione di tempo". Chi invece è stato sostanzialmente costretto ad un passo indietro è Andrea Olivero, che ha lasciato l'incarico di coordinatore politico del movimento anche se, come comunicato da una nota diffusa subito dopo "continuerà a far parte del comitato di presidenza in relazione al suo nuovo incarico che prevede l'elaborazione di un progetto di cultura politica".
Ed è proprio la nota diffusa in queste ore ad evidenziare quanto la discussione interna sia stata difficile e complessa. Del resto, non è un mistero che il Congresso centrista sarà anche lo spartiacque di un progetto mai realmente decollato, come si legge tra le righe del comunicato: "Il Presidente Mario Monti e il Coordinatore politico Andrea Olivero hanno riferito all'Assemblea l'esito di un approfondimento da loro compiuto congiuntamente nei giorni scorsi. Hanno convenuto sul fatto che, anche per prevenire possibili tendenze centrifughe, il compito più rilevante per i vertici di Scelta Civica nei prossimi mesi sarà quello di elaborare una visione di cultura politica nella quale possano coerentemente iscriversi l'Agenda Monti e i suoi necessari sviluppi in una grande opera di motivazione e di creazione del consenso affinché in Italia si affermi quell'economia sociale di mercato altamente competitiva che rappresenta l'obiettivo dell'intera Europa".