Al ministero dell'Interno cambiano i sottosegretari. Un segno di discontinuità con il governo precedente, come chiesto a gran voce dai partiti che sono entrati in maggioranza: uno su tutti la Lega. Ma le sliding doors del Viminale regalano a Matteo Salvini un grande ritorno, chiesto con forza, quasi preteso. Si tratta del deputato leghista Nicola Molteni, già sottosegretario all'Interno del governo Conte uno. A lasciargli il posto è il dem Matteo Mauri. La questione, fatta passare sottotraccia dal Partito Democratico e non solo, è più delicata di quello che sembra. Dentro Molteni – fuori Mauri, infatti, non è un semplice avvicendamento nel ministero di Luciana Lamorgese (confermata in quota tecnica), ma piuttosto di un chiaro cambio di linea sul tema dei migranti rispetto al governo precedente.
Molteni è l'uomo che ha scritto e firmato con Salvini i decreti Sicurezza nel governo Conte uno, Mauri quello che li ha smontati nell'esperienza giallorossa. Il leghista, nonostante l'ingresso del suo partito nel governo ‘dei migliori', fa capire da subito che l'aria è cambiata, o meglio è tornata quella di qualche anno fa, quando si parlava di "clandestini", di "porti chiusi", si tenevano esseri umani bloccati per settimane sulle navi e si distruggeva il sistema di accoglienza che tanto faceva per l'integrazione dei migranti. "Pentito dei decreti Sicurezza? Mai!", puntualizza Molteni. Anzi, "li rivendico con orgoglio e con dignità, sono stati strumenti di sicurezza, di legalità e di civiltà". E torna la vecchia retorica che speravamo di non sentire più al governo: "I porti vanno difesi, come vanno difesi il confine e le frontiere, come gli altri Paesi europei difendono l'interesse nazionale". Come se difendere uno Stato volesse dire far morire la gente in mare.
La linea del governo Draghi sull'immigrazione sarà di destra, o almeno questo significa una nomina simile. "Ong straniera con bandiera spagnola verso lo sbarco in Italia con 265 clandestini – scriveva Molteni meno di un mese fa su Facebook – Grazie al decreto Clandestini voluto da Conte, Boldrini, Di Maio, Zingaretti, Renzi cancellate le multe, i sequestri e le confische alle Ong! Porti aperti e riparte il traffico di esseri umani a danno dell’Italia". E ancora: "Un governo filo immigrazionista che ha aperto porti e confini e svenduto la sovranità del Paese cancellando i decreti Salvini e sacrificando la sicurezza degli Italiani". Insomma, le idee del neosottosegretario all'Interno sono chiarissime e la sua nomina non lascia spazio a interpretazioni.
A capo del ministero c'è ancora Luciana Lamorgese, una tecnica, seppur presa di mira proprio dai leghisti per la gestione dell'immigrazione del Conte due. E Italia Viva, che chiedeva di non lasciare temi come questo in mano alla destra? È bastata un'altra nomina a sottosegretario all'Interno per mandare giù il boccone Molteni: Ivan Scalfarotto, agli Esteri nel governo precedente, sarà pari grado del leghista al Viminale. Si tratta di un passo indietro clamoroso, vista la pessima gestione dei migranti dell'esecutivo gialloverde e le conseguenze che hanno avuto i decreti sicurezza anche sulla pandemia di Covid-19.
Matteo Salvini ha senz'altro vinto la battaglia dei sottosegretari, con il Partito Democratico che ha accettato in silenzio la nomina di Molteni, ma la pagina che si apre ora è ancora più pericolosa. I decreti Sicurezza hanno distrutto il circuito dell'accoglienza italiano, trasformando i migranti regolari in irregolari, cancellando la protezione internazionale e imponendo multe assurde alle Ong che salvano vite in mare. Ora la paura è che si possa cancellare quanto di buono fatto per correggere i decreti Salvini, anche grazie a Matteo Mauri, che ora lascia il suo posto a Nicola Molteni. La discontinuità chiesta a gran voce dalla Lega è arrivata, ma il prezzo, ancora una volta, potrebbero pagarlo i migranti.