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Mollicone (Fdi) contro le sentenze sulla strage di Bologna: perché parla di “teorema contro la destra”

Bufera su Federico Mollicone (Fdi), che ha messo in dubbio la matrice fascista della strage di Bologna e le sentenze dei magistrati sull’attentato. Ora le opposizioni chiedono le sue dimissioni. Ecco cosa sta succedendo.
A cura di Annalisa Cangemi
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Mentre ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella commemorava le vittime della strage del treno Italicus, avvenuta il 4 agosto del 1974, e parlava di quell'attentato come "parte dello stragismo neofascista", Federico Mollicone, presidente della Commissione cultura alla Camera di Fratelli d'Italia, metteva in dubbio le sentenze sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti e oltre 200 feriti), dicendo in un'intervista che sono "un teorema per colpire la destra". E le opposizioni hanno iniziato a chiedere le sue dimissioni, e a pretendere una chiara presa di distanza da parte della premier Meloni.

Cosa ha detto Federico Mollicone (Fdi) sulle sentenze

"Le sentenze hanno rilevato la matrice neofascista", ma "bisogna capire se le sentenze hanno rispettato le garanzie processuali" o se invece "si cerca di creare un teorema", perché "non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia", ha detto a La Stampa il presidente della commissione Cultura Mollicone, secondo cui "era chiaro dall'inizio del processo a Bellini, criminale conclamato e collaboratore dei servizi e del procuratore Sisti, e che mai ha avuto a che vedere con noi, che l'obiettivo di parte della magistratura fosse quello di accreditare il teorema per cui nel dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana".

Mollicone ha detto anche di avere le prove che si tratti di "un processo che non cerca la verità giudiziaria ma esclusivamente un teorema politico" e ha annunciato un'interrogazione parlamentare per chiedere al ministro Nordio "di verificare ciò che sto denunciando". L'esponente di Fdi è intervenuto così sul botta e risposta a distanza tra l'associazione dei parenti delle vittime della strage, con in prima fila il suo presidente Paolo Bolognesi, e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Uno scambio di battute durissimo legato al riconoscimento della matrice "fascista" dell'attentato.

Nel giorno dell'anniversario della strage, Meloni aveva utilizzato un'espressione volutamente ambigua, dicendo che "le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste". Tradotto: la verità sarebbe solo giudiziaria, non necessariamente anche storica.

Conte e Schlein contro Mollicone

Le opposizioni, Pd, Avs e M5s per primi, hanno chiesto a Meloni di "cacciare" Mollicone.  "Anche oggi niente da fare: Meloni ha perso le parole mentre il suo fidato di partito, Mollicone (presidente della commissione Cultura!) è arrivato addirittura a mettere in discussione le sentenze che parlano chiaro sulla matrice neofascista della strage di Bologna. Con parole gravissime ha calpestato in un colpo solo le sentenze, le istituzioni, il rispetto per i familiari delle vittime e la memoria di un intero Paese. Un presidente del Consiglio ci mette la faccia di fronte a tutto questo, non va a nascondersi", ha commentato su X Giuseppe Conte, presidente del M5s.

"Ci voleva uno come Mollicone, dopo due giorni del solito vittimismo di Giorgia Meloni, per confermare che nel suo partito c'è chi tenta di riscrivere la storia negando le responsabilità dei neofascisti accertate dalle sentenze. È molto grave che in questa triste giornata, a 50 anni dalla strage neofascista dell'Italicus, dai banchi istituzionali della destra di governo vi sia ancora il tentativo di inquinare la memoria di quella stagione mettendo in discussione le sentenze su Bologna e criticando la magistratura. Cosa aspetta Meloni a prendere le distanze dalle gravissime parole di Mollicone, che si dimostra del tutto inadeguato a presiedere la Commissione Cultura? Farà prevalere anche stavolta la ragion di partito?", ha scritto ieri in una nota la segretaria del Pd Elly Schlein.

Da Mollicone nessun passo indietro

"La Stampa ha riportato in maniera fedele l'intervista, io ho premesso che le sentenze vanno sempre rispettate anche quando non si condividono e che siamo le persone più lontane da Bellini, dal suo curriculum criminale, perché Bellini è un criminale. Le sentenze si rispettano, ma bisogna avere la possibilità, ed è previsto dalla Costituzione, di chiedere con un'interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia se in quello ‘sciame' di processi siano state rispettate le garanzie di accusa e difesa e il cosiddetto giusto processo. È quello che farò con la mia interrogazione" e "credo che i colleghi dell'opposizione sono andati un po' oltre", ha spiegato oggi Federico Mollicone, deputato di FdI e presidente della Commissione Cultura alla Camera, intervenendo al Festival de La Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca).

"Ho avuto attacchi molto duri, attacchi personali, intimidazioni vere e proprie – ha spiegato – si è creata una bolla polemica sul nulla, che sono sicuro si riassorbirà. Basta essere onesti intellettualmente e leggere le risposte che ho dato".

Della questione processuale, ha osservato, "io ne faccio innanzitutto un problema tecnico legislativo giudiziario. Cioè, a prescindere dalla sentenza, se in quel processo sono state rispettate le garanzie, se tutte le prove sono state ammesse, e se tutti i testi di accusa e difesa sono stati ammessi. Perché questo purtroppo non è accaduto. E su questo ho annunciato un'interrogazione" a Nordio. Per Mollicone "la Costituzione è bella perché garantisce l'insindicabilità dell'azione parlamentare".

"Nell'intervista c'è tutto – ha evidenziato – c'è il rispetto delle sentenze e dei giudici, anche se io credo che si sia andati un po' oltre la realtà giudiziaria e, leggendo le motivazioni, si sia arrivati ad una riscrittura della storia d'Italia che è ancora non dimostrata e non dimostrabile, perché è una verità storica e non giudiziaria, che prescinde dal processo Bellini e dalla strage di Bologna. Fermo restando la solidarietà ai parenti delle vittime e la ricerca della verità che dobbiamo fare da parlamentari e da cittadini proprio perché si arrivi alla completa verità".

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