Molestie all’Adunata degli Alpini, pm chiede archiviazione: difficile identificare i colpevoli
La Procura della Repubblica di Rimini ha chiesto l'archiviazione dell'indagine sulle molestie denunciate da una venticinquenne durante l'Adunata degli Alpini, tenutasi nella città romagnola dal 5 all'8 maggio scorsi. Lo ha confermato il procuratore capo, Elisabetta Melotti. Alla base della richiesta della procura ci sarebbe la mancata identificazione, a due mesi dai fatti, dei presunti autori delle molestie, perché gli elementi raccolti dagli investigatori non hanno permesso di individuarli. L'identificazione è complicata sia per la presenza numerosa di persone nello stesso luogo sia per la copertura solo parziale delle telecamere di sorveglianza della zona. Le violenze erano state documentate anche anche da un video di Saverio Tommasi su Fanpage.it.
Gli autori dei fatti sono quindi rimasti ignoti, e nonostante le numerose segnalazioni divulgate in rete da alcune associazioni, soltanto una era stata formalizzata dai carabinieri. Inoltre l'unica testimone oculare, amica della giovane che ha denunciato le violenze, non sarebbe stata in grado di riferire particolari utili all'identificazione dei presunti molestatori.
Secondo le ricostruzioni fornite dalla vittima ai carabinieri immediatamente dopo i fatti, e poi con denuncia querela presentata tramite legale, la giovane mentre si trovava a passare attraverso un gruppo di alpini sarebbe stata strattonata e attirata verso un gruppo di uomini con frasi sessualmente allusive, subendo quello che viene chiamato catcalling. Il reato per cui la Procura ha indagato è quello di molestie. La ragazza aveva denunciato questo comportamento anche attraverso i social, e il suo appello era stato raccolto dall'associazione ‘Non una di meno' di Rimini, che nei prossimi giorni depositerà 170 memorie di episodi simili avvenuti durante l'adunata che a maggio ha portato in Riviera oltre 400mila alpini. Ora sulla richiesta si pronuncerà il Gip.
"Con grande amarezza dico che invece di generalizzare su un'intera associazione che ha dimostrato in tutti questi anni i suoi valori e i suoi ideali bisognerebbe essere più cauti. Invece, purtroppo, si sparano sentenze senza avere alcuna prova e poi non si ha neanche il coraggio di chiedere scusa", ha detto all'Adnkronos il presidente dell'Ana, l'Associazione Nazionale Alpini, Sebastiano Favero, commentando "amareggiato" la decisione della procura di Rimini.