Minore straniera vittima di violenze sessuali accolta in un container con adulti: Cedu condanna Italia
Lo scorso 31 agosto la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha condannato l'Italia per la vicenda di una ragazzina straniera, una minore non accompagnata proveniente dal Ghana: il nostro Paese dovrà risarcire i danni non patrimoniali sofferti dalla ragazza per le condizioni di accoglienza totalmente inadeguate. La minore, che aveva subito violenze sessuali prima di arrivare in Italia, è stata ospitata per mesi in centri di accoglienza accanto a persone adulte e senza adeguata tutela.
La giovane, vittima di precedenti violenze nel paese di origine ed in Libia, in violazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, è stata accolta prima nel centro ‘Capitaneria' a Reggio Calabria senza supporto – in una struttura definita dalla Procura come un luogo non idoneo al suo sviluppo psicofisico, per il sovraffollamento e le pessime condizioni sanitarie – e poi per 8 mesi a Como nel centro di accoglienza prefettizio di Via Teodolinda, vivendo in un container in una situazione di promiscuità, con persone adulte di nazionalità diverse, senza alcuna presenza effettiva di educatori o operatori durante la notte.
A pochi giorni dall’ingresso nella struttura di accoglienza, nel corso della raccolta delle dichiarazioni per la presentazione delle domanda di asilo, la stessa giovane fece presente la propria condizione di vittima di violenza sessuale.
Asgi, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione, e l’organizzazione umanitaria Intersos, che hanno supportato il ricorso della ragazza, hanno raccontato come al centro di Come fosse stata accertata e certificata da una psicologa di Medici senza Frontiere la difficile situazione della ragazza, "esposta a molteplici esperienze traumatiche nel corso della sua vita quali abusi, molestie e violenze sessuali". La psicologa di Msf aveva inoltre aggiunto che "la permanenza nel Centro, dove i minori non accompagnati venivano accolti insieme agli adulti e dove non esistevano servizi adeguati ai bisogni delle vittime di violenza sessuale, rischiava di aggravare la sua fragile condizione psicologica".
La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo
Giunta via mare nell'ottobre 2016, la minore si è successivamente spostata spontaneamente nel Nord Italia e, arrivata a Como, è stata collocata in un centro di accoglienza prefettizio gestito dalla Croce Rossa non adeguato all’accoglienza di minori vulnerabili. Dopo aver presentato un ricorso alla Cedu con procedura d’urgenza – dopo 3 richieste alle autorità preposte italiane andate a vuoto – ha ottenuto in via cautelare il trasferimento in una struttura per minori.
"La permanenza della ricorrente nel centro ‘Osvaldo Cappelletti', che apparentemente non era attrezzato per fornirle un'adeguata assistenza psicologica – si legge nella sentenza – insieme alla prolungata inerzia delle autorità nazionali riguardo alla sua situazione e ai suoi bisogni di minore particolarmente vulnerabile, ha costituito una violazione del suo diritto a non essere sottoposta a trattamenti inumani, come tutelato dall'articolo 3 della Convenzione”.
In particolare i giudici di Strasburgo, accertando la violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti, hanno sostenuto che "le autorità devono essere particolarmente attente quando hanno a che fare con persone vulnerabili garantendo loro una maggiore protezione" perché "la loro capacità o volontà di presentare un reclamo è spesso compromessa".
"Questa sentenza che riguarda un caso del 2017 – fa sapere Asgi in una nota di commento – evidenzia come la situazione dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati presenti da tempo serie criticità che impediscono di affrontare adeguatamente la tutela di chi arriva in Italia già vittima di abusi e sofferenze causate anche da pericolosi percorsi migratori dove sono stati costretti a vivere in situazioni di vulnerabilità per la mancanza di vie legali".
"Risulta inaccettabile – conclude Asgi – che minori e persone vulnerabili debbano subire ulteriori sofferenze in un sistema di accoglienza che non mette al centro la protezione della dignità umana e il superiore interesse dei minori, nonostante vi siano delle normative che da tempo l'Italia ha adottato ed è tenuta ad applicare".