Ministro Piantedosi dice che il ddl Sicurezza colpirà anche scioperi e picchetti davanti alle aziende
Il ddl Sicurezza, e in particolare il nuovo reato di blocco stradale inserito al suo interno, servirà anche per punire coloro che scioperano bloccando l'accesso all'azienda. A confermarlo è stato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Rispondendo a un'interrogazione alla Camera sugli scioperi nel settore della logistica, il ministro ha ricordato che con il nuovo reato "colui che impedisca con il proprio corpo la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata commette un delitto, e non più un illecito amministrativo", e che se a commetterlo sono "più persone, la reclusione è da sei mesi a due anni".
Il ddl Sicurezza ha attirato contestazioni e critiche da diverse parti: dopo l'approvazione alla Camera il testo si trova ora al Senato, dove a breve inizieranno i lavori nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia. Che la proposta di legge miri a colpire le manifestazioni è piuttosto chiaro, dato che una serie di nuovi reati e aggravanti riguardano proprio le proteste organizzate. Oggi, il ministro ha chiarito che la stessa logica si applicare anche agli scioperi, in certi casi. Poi ha risposto anche sulle bodycam che la polizia utilizzerà, sostenendo che non c'è bisogno di rendere gli agenti riconoscibili tramite un codice identificativo.
Blocco stradale per punire chi sciopera e impedisce l'accesso all'azienda
"Quando il provvedimento di legge sarà definitivamente approvato", ha detto, "è certamente mia intenzione richiamare l'attenzione delle autorità di pubblica sicurezza" per rafforzare "tutte le attività di carattere preventivo, anche in termini di mediazione", per "scongiurare gli episodi di compromissione dei diritti delle imprese e dei lavoratori". Il riferimento era agli scioperi del settore logistico, che da inizio anno sono stati "complessivamente 240".
Piantedosi ha detto che "la maggior parte" di questi scioperi è stata organizzata "da organizzazioni sindacali di base, in particolare dal sindacato Si Cobas". E che "in occasione di 183 iniziative si sono registrati episodi di blocco delle merci di durata temporale variabile".
Poi ha continuato: "Anche nel recente passato sono state numerose le proteste organizzate a ridosso delle più importanti piattaforme distributive, in molti casi realizzate senza alcun preavviso". Queste proteste, ha detto, sono state "caratterizzate anche da momenti di tensione con le forze di polizia, blocchi agli accessi dei siti industriali e rallentamenti delle attività produttive".
Durante queste manifestazioni di protesta, "anche a carattere estemporaneo", i lavoratori hanno spesso messo in atto "azioni che impediscono l'ingresso e l'uscita dei mezzi utilizzati per il trasporto merci, nonché forme di ‘picchettaggio'", ha detto il ministro. "Queste condotte confliggono con l'interesse dell'impresa, sotto l'aspetto economico e di tenuta occupazionale, e spesso anche con quello dei lavoratori che non aderiscono alle proteste".
Oggi il ‘picchettaggio‘, cioè appunto il blocco degli ingressi di un'azienda, è una pratica che in alcuni casi viene già considerata illegale in Italia: lo è certamente quando c'è violenza nei confronti di altre persone (in quel caso esiste il reato di violenza privata), mentre per situazioni di protesta pacifica – incluse quelle di blocco dei cancelli con i propri corpi – ci sono state sentenze con pareri differenti. Piantedosi ha affermato che "l'esercizio legittimo del diritto di sciopero" non deve sfociare in "forme di prevaricazione nei confronti tanto dei lavoratori non aderenti alle iniziative, quanto delle aziende". Insomma il ddl Sicurezza vuole togliere ogni dubbio e punire chi blocca gli ingressi alle aziende, anche se per uno sciopero.
Perché secondo Piantedosi non serve identificare gli agenti di polizia
Rispondendo a un'altra interrogazione, Piantedosi ha poi chiarito la linea del governo sulle bodycam per la polizia. Sono previste nello stesso disegno di legge, ma non si accompagneranno a codici identificativi sui caschi o altri metodi per permettere ai magistrati, nel caso di denunce, di riconoscere quale agente sta facendo cosa nei filmati.
Ma la questione della "riconoscibilità degli operatori di polizia nei servizi di mantenimento dell'ordine pubblico" secondo lui "non è da ritenersi sussistente". Insomma, non c'è neanche da parlarne. Il motivo è che "nell'ordinanza di servizio emanata dal questore" si indicano già "il funzionario di pubblica sicurezza responsabile della direzione del servizio" e anche quelli "addetti ai singoli settori di impiego".
Per di più secondo Piantedosi "sono gli stessi operatori, quando occorre, a collaborare per la propria identificazione". Infatti, "l'introduzione delle bodycam è stata richiesta dallo stesso personale di polizia a garanzia della trasparenza del proprio operato": E non solo: la cosa importante non è poter identificare eventuali agenti di polizia che commettano un reato, ma "proteggere i cittadini e gli stessi operatori di polizia dalle azioni violente che spesso vengono poste in essere dalle frange estreme di manifestanti".