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Ministro Lorenzin, il lavoro si paga. Perfino il suo

Il ministro della Salute continua a inguaiare il governo Renzi: dopo la campagna-disastro sul Fertility day, ora chiede in tv l’aiuto di creativi italiani gratis. È questo il rispetto che si ha per il lavoro altrui?
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Nel 2015 Beatrice Lorenzin ha dichiarato al Fisco italiano un reddito imponibile di 98.471 euro. Se ne deduce che qualche spiccioletto a casa lo porta. Il ministro della Salute che ha tolto la salute a Matteo Renzi con i suoi clamorosi scivoloni sul Fertility Day e l'incredibile (in senso negativo) campagna pubblicitaria a favore della fertilità non è dunque una nullatenente. E vuole essere pagata per il lavoro che svolge.

Siccome non bastava il disastro, ieri da Lilli Gruber a Otto e Mezzo Lorenzin ha messo l'ennesima toppa peggiore del buco. «Chiederemo l'aiuto di creativi, possibilmente a titolo gratuito» ha detto, a proposito della disastrosa campagna di comunicazione costata il posto al suo direttore della comunicazione ministeriale, una dirigente statale da 200mila euro all'anno (qui c'è il video, la frase è al minuto 0:28).

Ebbene, signora Lorenzin, se paghiamo lei, se paghiamo il suo dirigente al ministero, perché qualsiasi creativo degno di questo nome non dovrebbe chiedere un giusto compenso per un eventuale lavoro e/o consulenza svolte per il suo ministero?

O forse anche lei immagina di pagare in "visibilità" i professionisti della comunicazione, come spesso si chiede a giornalisti, copywriter, grafici, pubblicitari? Ma è o no a conoscenza del fatto che sta parlando di lavoratori con spese, responsabilità, famiglie, partite iva, dichiarazioni dei redditi? O nel suo favoloso mondo fatto di donne ariane fertili e pronte per la Patria e cattivissimi negri strafatti di marijuana queste cose non hanno senso?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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