Ministero dell’Istruzione, bocciati emendamenti per togliere “Merito”: Terzo polo vota col governo
Si chiamerà ministero dell'Istruzione e del Merito, fallito l'assalto dell'opposizione in Aula. Alla Camera si sta discutendo il decreto Ministeri, con cui il governo Meloni ha cambiato la denominazione di una serie di dicasteri diverse settimane fa. La scelta ha fatto discutere e l'opposizione ha annunciato una battaglia oltranzista in Parlamento, ma i tentativi di emendare il testo – al momento – sono tutti falliti. Sia quelli che riguardano viale Trastevere, sia quelli che vogliono – più o meno provocatoriamente – cambiare il titolo all'ex ministero dello Sviluppo Economico, che con Meloni a Palazzo Chigi si chiama ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Il decreto è in scadenza, va convertito rapidamente e in Aula si va di fretta. Subito prima dello stop viene così bocciato un emendamento firmato dal Movimento 5 Stelle, che chiedeva di togliere la parola "Merito" nella denominazione dell'ormai ex ministero dell'Istruzione. La proposta è stata respinta dall'Aula, ma con i partiti di maggioranza hanno votato anche i parlamentari del Terzo polo. Azione e Italia Viva, infatti, hanno deciso di appoggiare la scelta: l'ex ministra Mara Carfagna ha spiegato che il merito, infatti, è un obiettivo da raggiungere e bisogna provare a realizzarlo sempre.
"Aggiungere la parola merito alla nominazione del ministero dell’Istruzione è una scelta ideologica e un pessimo segnale. La verità è che questo governo vuole dirottare gli investimenti sui territori più ricchi e sugli istituti frequentati dai ragazzi e dalle ragazze che vengono da famiglie benestanti – ha commentato la deputata Elisabetta Piccolotti, dell’Alleanza Verdi Sinistra – La logica meritocratica è infatti quella logica che premia chi è già stato più fortunato in partenza". E "non è un caso che il gruppo di Azione/Italia Viva abbia deciso di votare come la maggioranza di destra: questa visione di scuola fondata su una competizione (truccata) è una visione pienamente liberista. La destra sociale in Italia non esiste più, siamo chiaramente di fronte ad una destra che sceglie la parte più ricca del Paese".
Questa mattina si è discusso nuovamente anche del ministero delle Imprese e del Made in Italy ma, come accaduto pochi giorni fa in commissione, è stato bocciato un altro emendamento provocatorio dell'opposizione: +Europa, infatti, proponeva di cambiare il nome in "ministero dei Prodotti Autoctoni". Il riferimento è alla storica battaglia della destra sul linguaggio, come ricordato poche settimane fa dal vicepresidente della Camera Rampelli, che ha chiesto di chiamare "dispensatore" il dispenser con il gel igienizzante.