Milleproroghe, governo incassa la sua prima fiducia alla Camera: cosa prevede il decreto
Il Parlamento ha dato il via libera alla questione di fiducia posta dal governo sul decreto Milleproroghe con 329 voti favorevoli, 220 contrari e 4 astenuti. Si tratta del primo voto di fiducia per il governo composto da M5s e Lega e guidato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La Camera non ha ancora stabilito quando arriverà il voto finale sul testo. Il provvedimento passerà poi all’esame del Senato, a partire da mercoledì 19 settembre alle ore 18, con la discussione generale, dopo l'esame in commissione. Gli emendamenti si potranno presentare fino alle 10 della mattina stessa. Sono previste tre ore di discussione e il voto finale dovrebbe arrivare tra giovedì e venerdì.
Il Partito Democratico dovrebbe ripetere operazioni di protesta, come quella avvenuta ieri con l’occupazione dei banchi del governo in Aula alla Camera, anche a Palazzo Madama. La protesta nasce dalla decisione di porre la fiducia già lo scorso 24 luglio, prima che il testo fosse pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, difende la scelta del governo: “Nella mia ormai lunga carriera parlamentare ho visto centinaia di fiducie, non capisco perché questa sia illegittima”.
Cosa contiene il decreto Milleproroghe
Il decreto Milleproroghe viene utilizzato per rinviare una serie di scadenze ed è una pratica adottata da tutti i governi negli ultimi anni. In quest’occasione, il tema più discusso è stato quello dell’obbligo vaccinale. La maggioranza ha deciso per un passo indietro rispetto al decreto Lorenzin, prevedendo la possibilità di far accedere negli asili nido e nelle scuole materne anche i bambini tra 0 e 6 anni che non sono già vaccinati ma che presentino solamente un’autocertificazione. Altro tema molto dibattuto è stato quello delle periferie, con il taglio di oltre un miliardo di risorse già previste per le città italiane. Rimane disatteso l’accordo tra Anci, l’associazione dei sindaci italiani, e il presidente del Consiglio Conte: non farà parte del decreto ma una misura apposita dovrebbe essere elaborata prossimamente.
Il decreto contiene anche lo slittamento della riforma delle intercettazioni telefoniche introdotta dal precedente ministro della Giustizia, Andrea Orlando: non entrerà in vigore prima del 31 marzo 2019. Slittamento anche per la riforma del credito cooperativo, così come per la consegna delle infrastrutture per le Universiadi di Napoli. Rinnovati i fondi per la Salute per il triennio ed esteso, infine, il bonus cultura per i 18enni per tutto il 2018.