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Militanti di Casapound a processo per l’aggressione al giornalista Andrea Joly: cosa succede ora

Andranno a giudizio immediato i quattro militanti di Casapound accusati di aver aggredito il giornalista Andrea Joly a Torino, il 20 luglio. La prima udienza è fissata il 21 gennaio, e si partirà direttamente con il processo senza passare dall’udienza preliminare.
A cura di Luca Pons
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I quattro militanti di Casapound accusati di aver aggredito il giornalista Andrea Joly la sera del 20 luglio a Torino andranno a processo. L'udienza è fissata per il 21 gennaio dell'anno prossimo, e si procederà con il giudizio immediato: questo significa che si salterà l'udienza preliminare, passando direttamente al dibattimento. L'accusa a loro carico è di violenza privata aggravata e lesioni personali aggravate.

Il fatto è noto: nella sera in questione Joly si trovava nel quartiere San Salvario fuori dal circolo "L'asso di bastoni", storica sede di militanti di estrema destra. All'esterno c'erano oltre un centinaio di persone che cantavano inni militari e neofascisti. Stando a quanto ricostruito, mentre Joly fotografava e riprendeva la scena, era stato avvicinato da alcune persone che prima gli avevano chiesto di eliminare le immagini, poi lo avevano spintonato, buttato a terra e picchiato. Il giornalista era poi scappato.

Non solo Joly stava riprendendo quegli attimi, ma anche diversi residenti della zona, osservando la scena da casa, l'avevano filmata. Le immagini dell'aggressione, così, erano circolate fin da subito. Queste, unite alle telecamere di sorveglianza nella zona avevano probabilmente reso più semplice il lavoro degli inquirenti. A fine agosto per i quattro militanti in questione la Procura aveva chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari. C'era anche un quinto indagato, per cui però il sostituto procuratore Paolo Scafi ha chiesto l'archiviazione.

Ad andare a processo saranno Euclide Rigato, Marco Berra, Igor Bosonin e Paolo Quintavalle, tutti attivi in Casapound. Come detto si procederà con il giudizio immediato, che permette di saltare l'udienza preliminare e andare subito al dibattimento. Questo non significa che la sentenza arriverà  a breve, ma la scelta del giudizio immediato ha decisamente accorciato i tempi.

Per legge, il giudizio immediato può essere richiesto sia dagli imputati che dalla Procura. In particolare, il pm deve chiederlo al giudice se le indagini sono state brevi (meno di tre mesi, come avvenuto in questo caso) e ci sono prove evidenti che gli indagati hanno commesso il reato. Nei casi in cui siano gli inquirenti a chiedere il giudizio immediato, le persone indagate hanno comunque il diritto di chiedere delle misure alternative, come il rito abbreviato.

Se questo non avverrà nel giro dei prossimi quindici giorni, l'udienza si terrà il 21 gennaio 2025. Il processo seguirà tutte le normali fasi di un dibattimento, e – a differenza di quanto avviene, ad esempio, con il rito abbreviato – aver scelto una procedura più rapida non comporterà nessun eventuale sconto di pena. È probabile che serviranno alcune settimane o mesi per arrivare a una sentenza di primo grado.

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