Migranti soccorsi arrivano a Olbia, Sos Méditerranée: “Politica dei porti lontani mette a rischio vite umane”
Otto donne, tredici minori di cui otto non accompagnati. 41 in totale. Sono le persone migranti finalmente sbarcate a Olbia, dopo essere state soccorse dalla nave di Sos Méditerranée, la Ocean Viking.
La nave della Ong aveva prestato soccorso alle persone migranti al largo della costa libica la sera del 20 gennaio, quando 85 persone, tra cui 3 neonati e 3 donne incinte, erano rimaste alla deriva su un gommone "stracarico di persone e con l'acqua che entrava dentro. Il gommone era sul punto di spezzarsi a causa del peso", aveva dichiarato la Ong. La direzione verso Genova è stata stabilita da un tribunale siciliano, ma Sos Méditerranée ha espresso il proprio dissenso, sostenendo che il capoluogo ligure si trovava troppo lontano dal luogo del salvataggio. Per questo motivo, è stato deciso di far sostare l'imbarcazione a Olbia, almeno per consentire lo sbarco di donne e bambini. Secondo le ultime comunicazioni della prefettura, la nave dovrebbe comunque raggiungere Genova nella mattina di venerdì 24 gennaio, a ponte Colombo.
"Ci vorranno quattro giorni di navigazione per arrivare al porto di Genova" aveva dichiarato poi lo staff dell'Ong dopo aver appreso della necessità di dirigersi verso Genova. "Dal 2022, Sos Med Italia ha perso 171 giorni a causa della politica dei porti lontani, giorni in cui avremmo potuto offrire assistenza a persone in pericolo. Questa prassi mette in grave rischio innumerevoli vite nel Mediterraneo, in evidente violazione del diritto marittimo".
Porti lontani: un ostacolo in più per le Ong nel soccorso in mare
La recente modifica al decreto Piantedosi, ha introdotto misure che complicano ulteriormente l'operato delle Ong nel Mediterraneo. In particolare, la designazione di porti lontani, spesso situati nel Nord del Paese, per lo sbarco dei migranti soccorsi, aggrava la già difficile situazione di coloro che hanno appena sopravvissuto a traversate pericolose. Questo nuovo provvedimento obbliga le navi delle Ong a rimanere più a lungo in porto in attesa di fermo, ritardando così il ritorno in mare per nuove missioni di soccorso. Di conseguenza, le stesse si trovano ad affrontare sfide sempre più complesse nel tentativo di salvare vite umane e nel denunciare le gravi problematiche legate alle attuali politiche migratorie.