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Migranti scappati da Cara Caltanissetta, Di Maio: “Abbiamo un problema di salute pubblica”

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio richiama l’attenzione sui rimpatri dei migranti partiti dalla Tunisia: “Per noi è un paese sicuro. Chi arriva da noi dalla Tunisia deve essere rimpatriato, non c’è diritto di concedere asilo”, ha aggiunto, ricordando che in Italia “non abbiamo riformato niente nella disciplina sui permessi di soggiorno”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Abbiamo un problema di salute pubblica se chi arriva deve stare in quarantena in un Cara e poi scappa. Non è un problema di nazionalità", ha spiegato oggi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla presentazione della XXXIV edizione del Rapporto sul commercio estero, L'Italia nell'economia internazionale, realizzato dall'agenzia Ice. Di Maio ha ricordato che la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese è stata ieri a Tunisi e "sta facendo un grande lavoro per cercare di rallentare e fermare le partenze" da quel paese, pari a circa 5.200 sui circa 11.000 migranti arrivati di recente in Italia.

"L'Unione europea deve riprendere le redistribuzioni" dei migranti, "deve riattivare quanto stabilito a Malta nel settembre scorso", ha detto ancora il titolare della Farnesina. "L'altra questione è quella di riattivare il sistema di rimpatri con la Tunisia, perché per noi è un paese sicuro. Chi arriva da noi dalla Tunisia deve essere rimpatriato, non c'è diritto di concedere asilo", ha aggiunto Di Maio, ricordando che in Italia "non abbiamo riformato niente nella disciplina sui permessi di soggiorno".

"Su redistribuzione, rimpatri e permessi di soggiorno abbiamo la stessa disciplina pre-Covid", ha commentato ancora il ministro.

Secondo il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio, che in questi giorni sta indagando sul nuovo flusso migratorio proveniente dal Maghreb, i flussi migratori provenienti in questi giorni dalla Tunisia "creano seri problemi di ordine pubblico", "aggravati dalla pandemia in atto, che mettono a dura prova le forze dell'ordine". Per arginare questo flusso servirebbero "degli accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi".

Sono migliaia infatti i tunisini sbarcati solo a Lampedusa affollando l'hotspot che può ospitare solo 95 persone: gli ospiti nella struttura sono quasi 900. Secondo Patronaggio "i tunisini" a differenza di altri migranti provenienti dall'Africa subsahariana "non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita".

"In questi giorni la Procura di Agrigento ha effettuato ovvero convalidato un numero elevatissimo di fermi ed arresti per favoreggiamento della immigrazione clandestina e per reingresso illegale di cittadini stranieri già espulsi o dichiarati indesiderati in Italia", spiega Patronaggio nell'intervista ad AdnKronos. "In particolare, l'attività del Roan della Guardia di Finanza – spiega ancora il magistrato – ha permesso di fermare 5 cittadini tunisini che avevano tentato di fare sbarcare loro connazionali sull'isolotto di Lampione. Sono al vaglio della Procura le posizioni di altri 22 cittadini tunisini che, utilizzando il cosiddetto sistema della ‘nave madre', hanno tentato di introdurre sul territorio altri loro connazionali, alcuni dei quali minorenni".

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