Migranti, sbarcano i naufraghi di Aita Mari e Open Arms: “È stato un viaggio da incubo”
La nave umanitaria Aita Mari è giunta questa mattina al porto di Pozzallo: a bordo c'erano 78 migranti, tra cui 6 donne e 1 bambino. L'ong spagnola Salvamento Maritimo Humanitario aveva ottenuto l'assegnazione del porto sicuro nella serata del 24 novembre, ma a causa delle cattive condizioni meteo aveva costeggiato lungo l'area sud orientale della Sicilia.
Tra questi 78 migranti 35 uomini (di cui 5 minori di età) provengono dal Sudan; 9 sono partiti dal Camerun (tra cui 3 donne e un bambino di 11 anni); 4 uomini e 1 donna dalla Nigeria, una donna incinta dalla Mauritania, 7 uomini (2 i minori) dall'Eritrea e altrettanti dalla Somalia (con quattro minori). Da Egitto, Niger e Gambia provengono tre persone, due dal Ghana (un uomo e una donna), due uomini dal Mali e 4 dal Ciad, tre uomini da Sierra Leone, uno dei quali minore. Sono stati tutti trasferiti all'hotspot. Completati i controlli medici, il dottore Vincenzo Morello ha fatto sapere che tre persone verranno condotte in ospedale: "Una donna gravida al settimo mese; una donna che il Libia ha subito un cesareo e non sappiamo in che condizioni è stato eseguito: ci ha detto che il bambino è nato morto; un altro migrante ha una ferita da corpo contundente al piede rimediata di recente".
Anche l'odissea della Open Arms si è conclusa stamattina. I 62 migranti arrivati a Taranto sono molto provati. Ai volontari e mediatori hanno riferito di avere affrontato "un viaggio da incubo". Alcuni di loro che presentavano ferite e ustioni, sono stati medicati dal personale del 118. I 24 minori non accompagnati che erano a bordo sono stati presi in carico dal Comune di Taranto in attesa del successivo smistamento in altre strutture italiane. Una volta toccato terra anche in questo caso i migranti sono stati trasportati nell'hotspot di Taranto per le procedure di identificazione e nelle prossime ore saranno ricollocati secondo gli accordi presi con Malta.
Riprese le ricerche dei dispersi a Lampedusa
Dopo il terribile naufragio avvenuto sabato pomeriggio a un miglio da Lampedusa, quando un barcone con circa 170 persone si è ribaltato a causa di una tempesta in mare, le ricerche dei dispersi, una quindicina, erano state interrotte per via del maltempo. Da due giorni le motovedette degli uomini della Guardia costiera e della Guardia di Finanza sono infatti ferme al porto. Ieri le perlustrazioni erano andate avanti solo con mezzi aerei, ma oggi pomeriggio dovrebbero riprendere anche via mare. Al momento sono 5 le vittime recuperate, tutte donne. Tra loro anche una giovane marocchina che aveva in tasca il suo passaporto e quello delle due figlie piccole, che si trovano adesso all'hotspot. Sono 149 le persone tratte in salvo.
Orlando chiede lo stop del sequestro di Alex e Mare Jonio
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e ai ministri dell'Interno, delle Infrastrutture e della Difesa, Luciana Lamorgese, Paola De Micheli e Lorenzo Guerini, per "sollecitare la cessazione del sequestro amministrativo delle due imbarcazioni battenti bandiera italiana della Piattaforma Mediterranea Saving Humans", le navi ‘Mare Jonio' e ‘Alex'.
Orlando ha sottolineato come i provvedimenti amministrativi "non siano stati motivati da violazioni di norme", in quanto per la Mare Jonio, "l'attracco in porto fu allora concordato con le autorità italiane dopo il trasbordo in acque internazionali dei migranti salvati in mare e, per la Alex, il comandante agì in condizioni di urgente necessità per la salvaguardia della sicurezza e della vita di naufraghi ed equipaggio".
"Ancora in queste ore – ha aggiunto il sindaco di Palermo – stiamo assistendo a tragedie immani, alla morte di centinaia di persone nel Mediterraneo, anche a poche miglia dalle coste italiane. Ancora in queste ore, la Guardia Costiera italiana è impegnata in tante operazioni di salvataggio che rendono onore ai militari che le compiono con grande dedizione, professionalità e umanità. Di fronte a queste tragedie, e in assenza di alcun provvedimento da parte dell'autorità giudiziaria, il governo nazionale ha il dovere di ‘liberare' le navi delle organizzazioni umanitarie, la cui presenza nelle acque internazionali ha già permesso e certamente in futuro permetterà di salvare tantissime vite umane".