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Migranti, Salvini dice che il problema non è la Guardia Costiera ma gli scafisti

Durante la sua visita a Genova, il vicepremier Matteo Salvini ha raggiunto il Porto di Genova per partecipare alla cerimonia di cambio del Direttore Marittimo. Salvini è tornato sul tema migranti, difendendo la Guardia Costiera e puntando il dito contro trafficanti e scafisti. Intanto, nel Mediterraneo si moltiplicano i naufragi e cresce l’emergenza umanitaria.
A cura di Francesca Moriero
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Il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si è concesso in questi giorni una passeggiata tra i colori e i profumi di Euroflora, a Genova. Dopo aver "annusato il basilico", posato per selfie con i suoi sostenitori e visitato gli stand partendo da quello della Regione Liguria, il leader della Lega ha raggiunto il Porto Belvedere per partecipare anche alla cerimonia ufficiale di passaggio di consegne, dove il Contrammiraglio Antonio Ranieri ha preso il posto dell'Ammiraglio Ispettore Capo Piero Pellizzari alla guida della Direzione Marittima della Liguria.

Davanti ai cronisti, in un contesto che celebrava il lavoro delle autorità marittime, appunto, Salvini ha voluto ribadire il proprio sostegno a donne e uomini della Guardia Costiera, spesso chiamati a intervenire nelle drammatiche operazioni di soccorso in mare: "C'è la sinistra che pensa che donne e uomini della Guardia costiera possano obbedire a presunti ordini politici per non salvare le persone in mare. Solo pensarlo è demenziale, è criminogeno", ha detto Salvini, "Qua ci sono ragazze e ragazzi", ha aggiunto, "che rischiano la vita per salvare persone di ogni nazionalità e di ogni colore in mare. Poi, certo, il problema non è la Guardia Costiera, il problema sono gli scafisti, sono i trafficanti di esseri umani: quindi bloccare l'immigrazione clandestina significa salvare queste vite, però basta guardare la rassegna stampa: ‘Ah, c'è Salvini, ministro dei Trasporti e quindi la Guardia costiera non fa tutto il suo dovere'. Pensarlo è disgustoso, è raccapricciante"

Ma scafisti e trafficanti non sono la stessa cosa

Nel dibattito sull'immigrazione, spesso si confondono gli scafisti con i trafficanti di esseri umani, due figure molto diverse. Gli scafisti che finiscono arrestati o bloccati in mare sono spesso migranti stessi, a cui viene offerta la possibilità di viaggiare gratis o a basso prezzo in cambio della guida dell'imbarcazione. Non sono i capi delle organizzazioni criminali, ma pedine usa e getta. Molti sono giovanissimi, perfino minori, scelti dai trafficanti perché hanno esperienza di mare o provengono da famiglie di pescatori. I veri trafficanti invece organizzano i viaggi da terra, fanno affari milionari, gestiscono prigioni e reti di violenze in Libia, spesso con la complicità di polizie corrotte e milizie armate. I boss veri non rischiano mai di finire su un gommone. Quindi parlare genericamente di "scafisti" come nemici da combattere rischia di prendere di mira i più deboli, mentre i veri responsabili della tratta continuano ad arricchirsi.

Il discorso di Salvini sul contrasto ai trafficanti richiama poi alla mente le promesse della premier Giorgia Meloni, che all'inizio del suo mandato aveva annunciato l'obiettivo di "andare a prendere i trafficanti in tutto il globo terracqueo". Una promessa che però si è presto scontrata con la realtà dei fatti: il caso di Njeem Almasri, uno dei più noti trafficanti e torturatori di migranti libici, è infatti emblematico. A causa di quello che è stato poi nominato "cavillo burocratico", il governo italiano si è visto sfuggire di mano l'opportunità di assicurarlo alla giustizia, lasciandolo libero di tornare in circolazione. Un episodio che solleva ancora oggi interrogativi sulla reale efficacia della lotta ai trafficanti promessa a gran voce dal governo Meloni.

La realtà in mare: naufragi e allarmi

Mentre Salvini parlava di rispetto per chi ogni giorno rischia la vita in mare, il Mediterraneo continuava a raccontare poi un'altra storia: quella di viaggi disperati e tragedie annunciate. A sud di Lampedusa, Alarm Phone lanciava un drammatico appello: 46 migranti rischiavano di annegare dopo l'esplosione del motore della loro imbarcazione. E poco più a est, davanti a Sfax, in Tunisia, un barcone carico di migranti affondava, lasciando sul fondo del mare otto corpi senza vita. Ventinove persone sono state tratte in salvo, ma molte altre risultano ancora disperse.

A breve è previsto anche l'ennesimo sbarco: la nave Ocean Viking della Ong Sos Méditerranée approderà il 30 aprile al porto di Marina di Carrara con 126 migranti a bordo, dopo numerosi salvataggi in mare. Con questo nuovo arrivo, il conteggio delle persone sbarcate nel piccolo porto toscano dall'inizio del 2023 salirà a quasi duemila.

La riforma dei porti e il Mediterraneo come "ricchezza"

Non solo migranti, però, nell'agenda di Salvini. Durante l'evento al Porto Antico di Genova, il ministro ha rilanciato sulla riforma della governance portuale: "Conto che a fine primavera la legge sulla riforma dei porti sia approvata. Investire miliardi nelle nostre infrastrutture è fondamentale, evitando sprechi e divisioni". Il progetto prevederebbe la nascita di una holding pubblica, come sottolineato da Salvini, aperta però anche ai privati ma con il controllo saldamente in mano allo Stato. Un disegno ambizioso per trasformare il Mediterraneo in una fonte di "ricchezza inestimabile" per l'Italia.

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