Migranti, Piantedosi all’Ue: “No a ricollocamenti o forme di compensazione economica, sì a rimpatri”
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha avuto questa mattina un colloquio telefonico con l’omologo austriaco Gerhard Karner sui temi relativi al negoziato sul Patto europeo Asilo e Migrazione, in vista del Consiglio Giustizia e Affari Interni previsto la prossima settimana a Lussemburgo. "L’occasione è stata utile per sottolineare la posizione italiana nella trattativa in corso – si legge in una nota del Viminale -. Il nostro Paese non sostiene alcuna ipotesi di rilancio del meccanismo della relocation in considerazione del fallimento dell’accordo raggiunto dal precedente Governo lo scorso giugno, né di forme di compensazione economica, ritenute altrettanto fallimentari".
"La linea negoziale del Governo italiano, che è stata rappresentata dal ministro Piantedosi al suo omologo austriaco nell’incontro di oggi – si legge nella nota del ministero dell'Interno –, è orientata prioritariamente ad iniziative finalizzate al blocco delle partenze e all’aumento dei rimpatri, attraverso il rafforzamento anche in ambito europeo dei rapporti di collaborazione bilaterale già intrapresi dall’Italia".
La posizione del governo italiano insomma è sintetizzabile così: no al rilancio dei ricollocamenti e a forme di compensazione economica, sì al blocco delle partenze ed ai rimpatri.
"La posizione del ministro Piantedosi sulla gestione dei flussi migratori è una furbata che non fa l'interesse di nessuno, né dei migranti né dell'Italia. Dire no alla ripartizione europea del numero dei migranti serve solo a non scontrarsi con i paesi Visegrad", ha commentato in un tweet la senatrice del Pd Sandra Zampa.
Proposta della Commissione: 22mila euro ogni mancato ricollocamento
La Commissione europea sta lavorando a una proposta per arrivare a un accordo sul meccanismo di solidarietà obbligatoria: l'idea è lasciare a ogni singolo Paese la scelta tra accogliere il migrante che va ricollocato o pagare una cifra che potrebbe essere intorno ai 22mila euro per ogni migrante, cifra che servirebbe a risarcire i Paesi di primo approdo che non vengono aiutati dagli altri.
Nella sostanza, i Paesi, con il nuovo Patto per le migrazioni e l'asilo, dovranno dare disponibilità ai ricollocamenti dei migranti arrivati alle frontiere esterne dell'Unione, in caso di emergenza dichiarata dalla Commissione. Non sono obbligatori, ma in caso di rifiuto dovranno contribuire o favorendo i rimpatri dei non ammissibili per l'asilo oppure pagando una parte dei costi per l'accoglienza, cioè appunto 22mila euro a migrante. Una proposta che viene respinta in particolare dal gruppo Visegrad ma non trova convinti nemmeno i Med5, i Paesi del Mediterraneo.
Il ministro degli Affari interni polacco Mariusz Kaminski per primo ha bocciato venerdì quello che ha definito un "trasferimento forzato", andando anche contro la "grossolana sproporzione" prevista a livello economico. L'esecutivo europeo, è stato il suo ragionamento, dopo aver riconosciuto a Varsavia 200 euro per ciascun rifugiato ucraino accolto, vorrebbe ora riconoscere 22mila euro per migrante per quanti non aderiranno al meccanismo sui ricollocamenti.
"È una sottostima in realtà su cui si dovrà discutere, nulla è stato deciso", ha spiegato ieri all'AGI una fonte diplomatica europea.
"L'obiettivo è trovare l'equilibrio: non dev'essere un'ammenda ma nemmeno una cifra talmente bassa da assolvere i Paesi dalla redistribuzione", ha aggiunto. Il dossier comunque verrà affrontato alla riunione dei ministri degli Interni l'8 giugno a Lussemburgo.