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Migranti, pescatori tunisini diventati pirati, Piantedosi: “Caso dimostra pericolosità rotta mediterranea”

Quattro pescatori tunisini sono stati fermati, con l’accusa di pirateria marittima, ai danni dei barconi di migranti. Piantedosi: “Il gravissimo episodio testimonia la pericolosità della rotta del Mediterraneo centrale e l’importanza dell’azione intrapresa da questo governo per contrastare i criminali”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La Squadra Mobile di Agrigento, la Sezione Operativa Navale di Lampedusa della Guardia di Finanza e i militari della Guardia Costiera di Lampedusa, coordinati dal procuratore reggente Salvatore Vella, hanno concluso un’attività d’indagine, che ha portato al fermo di quattro persone, il comandante di un peschereccio tunisino e tre membri dell'equipaggio.

I quattro sono stati fermati nei giorni scorsi, in quanto indiziati di delitto, per pirateria marittima. Il reato, previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay e dal codice della navigazione italiano, può essere punito con il carcere fino a 20 anni. È la prima volta che nella rotta migratoria del Mediterraneo centrale, la più pericolosa del mondo, si contesta agli indagati il reato di pirateria marittima.

I fermi sono stati già convalidati dal gip del tribunale di Agrigento che ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere. Le indagini hanno permesso di accertare che i pescatori tunisini si sono riciclati, dedicandosi alla più lucrosa attività di pirati, depredando i numerosi barchini in ferro che continuano a partire dalle coste di Sfax, in Tunisia, con a bordo, per la maggior parte, migranti sud-sahariani e asiatici.

Furti che hanno messo più volte a rischio la vita dei migranti, che tentano di attraversare il Canale di Sicilia. La Procura di Agrigento ha già avviato un tavolo tecnico di approfondimento del fenomeno della pirateria nel Mediterraneo centrale con il comando generale delle Capitanerie di porto, con il comparto aeronavale della Guardia di Finanza e con il mondo dell'accademia universitaria. Nelle ultime settimane infatti diversi barchini, che trasportano ivoriani, senegalesi, sudanesi e burkinabé, sono stati trovati alla deriva, privi di motore. Le informazioni acquisite nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Agrigento sono state condivise con i Paesi esteri interessati tramite i canali Interpol.

"L'arresto di un comandante di un motopesca tunisino e i tre componenti dell'equipaggio accusati di pirateria ai danni di alcuni gruppi di migranti in difficoltà è la conferma di quanto sia fondamentale contrastare l'immigrazione irregolare anche a tutela degli stessi migranti che finiscono nelle mani di criminali senza scrupoli che ne mettono gravemente a rischio la vita", ha commentato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ringraziando la procura di Agrigento e gli investigatori della Polizia di Stato, della Guardia di finanza e della Guardia costiera.

"Il gravissimo episodio che emerge dalle indagini testimonia la pericolosità della rotta del Mediterraneo centrale e l'importanza dell'azione intrapresa da questo governo per contrastare i criminali che cercano di arricchirsi in ogni modo, anche garantendo un adeguato supporto operativo ai Paesi di partenza dei barchini", ha aggiunto il titolare del Viminale, sottolineando, in occasione della giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, "il dovere di tutti gli Stati di agire insieme per sconfiggere questa piaga mondiale che riguarda i Paesi di origine, transito e destinazione delle vittime, per la maggior parte donne e bambini".

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