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Migranti, Papa Francesco: “Sono persone, basta parlarne solo per suscitare paura”

Papa Francesco, ringraziando l’Italia, la Grecia e la Germania per quanto fatto in tema di accoglienza dei migranti, si sofferma proprio su quest’ultimi, ricordando che “sono innanzitutto persone” e che non si deve più parlare di loro “solo per suscitare paure ancestrali”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Papa Francesco torna a parlare di migranti davanti ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ricevuti in Vaticano per gli auguri per il nuovo anno. Il messaggio di Bergoglio è chiaro: “Oggi si parla molto di migranti e migrazioni, talvolta solo per suscitare paure ancestrali”. Il presupposto da cui parte nel suo discorso il Pontefice è storico: “Le migrazioni sono sempre esistite. Nella tradizione giudeo-cristiana, la storia della salvezza è essenzialmente storia di migrazioni”.

Secondo Papa Francescooccorre dunque uscire da una diffusa retorica sull'argomento e partire dalla considerazione essenziale che davanti a noi ci sono innanzitutto persone”. Bergoglio ringrazia inoltre soprattutto “l’Italia che in questi anni ha mostrato un cuore aperto e generoso e ha saputo offrire anche dei positivi esempi di integrazione”. La speranza del Papa è che le difficoltà affrontate dal Paese in questi anni “non portino a chiusure e preclusioni”.

Il Papa si sofferma ancora sulla condizione dei migranti:

Pur riconoscendo che non sempre tutti sono animati dalle migliori intenzioni, non si può dimenticare che la maggior parte dei migranti preferirebbe stare nella propria terra, mentre si trova costretta a lasciarla a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale. Desidero nuovamente ringraziare le autorità di quegli stati che si sono prodigati in questi anni per fornire assistenza ai numerosi migranti giunti ai loro confini. Penso anzitutto all'impegno di non pochi Paesi in Asia, in Africa e nelle Americhe, che accolgono e assistono numerose persone. Conservo ancora vivo nel cuore l'incontro che ho avuto a Dacca con alcuni appartenenti al popolo Rohingya e desidero rinnovare i sentimenti di gratitudine alle autorità del Bangladesh per l'assistenza che prestano loro sul proprio territorio.

Gli apprezzamenti di Bergoglio riguardano anche la Grecia e la Germania: “Non bisogna dimenticare che numerosi rifugiati e migranti cercano di raggiungere l'Europa perché sanno di potervi trovare pace e sicurezza, che sono peraltro il frutto di un lungo cammino nato dagli ideali dei Padri fondatori del progetto europeo dopo la Seconda Guerra Mondiale”.

Il sostegno a politiche a favore della famiglia

Il Papa si sofferma anche su altri punti, come quello riguardante la famiglia, spesso “ritenuta un istituto superato”: “Alla stabilità di un progetto definitivo, si preferiscono oggi legami fugaci. Ma non sta in piedi una casa costruita sulla sabbia di rapporti fragili e volubili. Occorre piuttosto la roccia, sulla quale ancorare fondamenta solide. E la roccia è proprio quella comunione di amore, fedele e indissolubile, che unisce l'uomo e la donna, una comunione che ha una bellezza austera e semplice, un carattere sacro e inviolabile e una funzione naturale nell'ordine sociale. Ritengo pertanto urgente che si intraprendano reali politiche a sostegno delle famiglia, dalla quale peraltro dipende l'avvenire e lo sviluppo degli Stati. Senza di essa non si possono infatti costruire società in grado di affrontare le sfide del futuro”.

La condanna del lavoro minorile

La piaga del lavoro minorile – dice ancora Bergoglio – continua a compromettere seriamente lo sviluppo psico-fisico dei fanciulli, privandoli delle gioie dell'infanzia, mietendo vittime innocenti”, aggiunge commentando “i dati pubblicati recentemente dall'Organizzazione Mondiale del Lavoro circa l'incremento del numero dei bambini impiegati in attività lavorative e delle vittime delle nuove forme di schiavitù”.

Le questioni internazionali: Corea e Gerusalemme

Secondo il Papa “è di primaria importanza che si possa sostenere ogni tentativo di dialogo nella penisola coreana, al fine di trovare nuove strade per superare le attuali contrapposizioni, accrescere la fiducia reciproca e assicurare un futuro di pace al popolo coreano e al mondo intero”.

Sulla questione israelo-palestinese e sulle recenti polemiche su Gerusalemme  possibile capitale di Israele, il Papa commenta: “Un pensiero particolare rivolgo a Israeliani e Palestinesi in seguito alle tensioni delle ultime settimane. La Santa Sede, nell’esprimere dolore per quanti hanno perso la vita nei recenti scontri, rinnova il suo pressante appello a ponderare ogni iniziativa affinché si eviti di esacerbare le contrapposizioni, e invita ad un comune impegno a rispettare, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite, lo status quo di Gerusalemme, città sacra a cristiani, ebrei e musulmani. Settant’anni di scontri rendono quanto mai urgente trovare una soluzione politica che consenta la presenza nella Regione di due Stati indipendenti entro confini internazionalmente riconosciuti”.

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