Migranti, otto Paesi mandano una lettera a Bruxelles: “Il sistema di asilo si è rotto”
"Il sistema di asilo nell'Unione europea è rotto". È quanto scrive in una lettera indirizzata a Bruxelles un gruppo di otto Paesi, tanto del Nord Europa quanto del Mediterraneo: Danimarca, Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia, Grecia, Malta e Austria. "A nostro avviso l'attuale sistema di asilo è rotto e avvantaggia soprattutto i cinici trafficanti di esseri umani che approfittano della sfortuna di donne, uomini e bambini", si legge nella lettera. Questi Paesi chiedono alla Commissione Ue di presentare "un approccio europeo completo per tutte le rotte migratorie".
La bozza sul tavolo dei leader europei
E ancora: "Tale approccio dovrebbe mirare ad affrontare i fattori di attrazione anche attraverso i necessari adeguamenti giuridici e tecnici". La lettera arriva a pochi giorni dal Consiglio europeo straordinario che riguarderà proprio la gestione comune dei flussi migratori: La bozza del testo sul tavolo dei leader europei insiste sulla necessità di rafforzare la collaborazione con i Paesi terzi, sia per quanto riguarda i rimpatri che per i corridoi legali.
Le motovedette alla Libia
Intanto continua a far discutere la collaborazione tra l'Italia e la Guardia costiera libica. Ieri al porto di Adria, in provincia di Rovigo, c'è stata la cerimonia per la consegna di una prima motovedetta da Roma a Tripoli, a cui hanno presenziato il ministro degli Esteri Antonio Tajani e l'omologa libica Najila El Mangoush. "La consegna della prima di cinque motovedette alla Guardia costiera libica fa parte della strategia a lungo termine del governo per contrastare i traffici illegali di esseri umani. Vogliamo che il Mediterraneo non sia più il cimitero di migranti", ha scritto Tajani su Twitter.
"Oggi ad Adria il Governo italiano regala una nuova motovedetta alla Libia affinché continui e incrementi la violenta pratica illegale dei respingimenti nel Mediterraneo. Lo fa per la prima volta con una cerimonia pubblica. Intanto in mare si continua a morire", denuncia la Ong Sea Watch, ricordando che a bordo della Sea Eye arrivata ieri a Napoli una persona in gravi condizioni di salute è stata evacuata ed è poi deceduta in ospedale.
"Mentre il governo è impegnato a stringere le mani, a criminalizzare il soccorso in mare, a obbligare le navi delle Ong a inutili e pericolosi viaggi verso porti lontani, nel Mediterraneo si continua a morire. Siamo di fronte a una strage intollerabile. Invertite al rotta", ha scritto ancora l'Ong tedesca su Twitter.
Gli accordi tra Roma e Tripoli
In questi giorni, precisamente lo scorso 2 febbraio, è stato anche automaticamente rinnovato il Memorandum con la Libia, firmato nel 2017 dal governo Gentiloni per contenere le partenze dal Paese nordafricano. "L'Italia ha rinnovato i suoi crudeli accordi con la Libia per altri tre anni – scrive Human Rights Watch – Con il supporto dell'Italia, la Guardia costiera libica ha intercettato oltre 108mila persone che cercavano di attraversare il Mediterraneo, riportandole in Libia dove subiscono terribili abusi".
Il governo contro le Ong
Intanto il governo continua la sua campagna contro le navi delle Ong. Mentre il nuovo decreto sul codice di condotta è in discussione alla Camera, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla chiusura della campagna elettorale in Lazio, ha detto: "Abbiamo cercato di stabilire delle regole per le Ong, ma anche questo è stato contestato. Se la tua opera è di salvataggio, quando salvi qualcuno lo prendi e lo devi salvare immediatamente, se lo lasci su una nave per settimane finché la nave non è piena, quello non è salvataggio, è traghetto".
Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, è intervenuto sulla questione delle Ong: "Alcune Ong sono traghetti per i migranti, ma non tutte sono uguali. C'è qualcuno che lo fa per salvare vite, altri per guadagnare quattrini. Ci sono associazioni alle quali bisognerebbe erigere monumenti, altre cercano il business", ha detto, sottolineando che con i soldi estorti ai migranti i trafficanti "si comprano armi e droga". Il ministro dei Trasporti quindi ha concluso: "Salvare un naufrago non lo dice solo la legge del mare, lo dice il buon senso. Il problema è che più navi Ong ci sono in acqua, più scafisti sono invogliati. La situazione va controllata, limitata e condivisa a livello europeo".