Migranti, Onu chiede a Ue di proteggere i bambini: “Le loro sofferenze non terminano in Europa”
L'Europa come punto di arrivo e fine delle sofferenze è un sogno che spesso non si avvera, specialmente se sei un bambino. È questo quello che emerge dall'ultima edizione del rapporto dell'Unhcr "Viaggi disperati" in cui l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha chiesto agli Stati europei di intraprendere sforzi maggiori per proteggere i minori rifugiati e migranti che dopo aver sopportato viaggi difficili e pericolosi continuano ad affrontare rischi e avversità una volta giunti in Europa. "Questi bambini sono fuggiti da conflitti, hanno perso i propri familiari, mancano da casa da mesi, perfino anni, e alcuni di loro hanno subito abusi orribili durante il viaggio, ma le loro sofferenze non terminano una volta giunti alla frontiera – ha detto Pascale Moreau, direttrice dell'ufficio europeo dell'Unhcr -. In tutta Europa, i minori non accompagnati, in particolare, sono accolti di frequente in centri di grandi dimensioni privi della sorveglianza dovuta, carenza che li espone a ulteriori abusi, violenze e stress psichico e al rischio crescente di migrare nuovamente o scomparire".
Da gennaio a settembre 2019 i migranti approdati sulle coste europee sono stati 80.800, un numero in calo di circa 20.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2018 in cui gli sbarchi erano stati 102.700. Secondo i dati del rapporto tra coloro che arrivano, oltre un quarto è un minore che spesso è senza genitori.
Le rotte del Mediterraneo nel 2019 hanno visto la Grecia come meta principale: complessivamente ha accolto un numero superiore di persone rispetto a quello registrato complessivamente da Spagna, Italia, Malta e Cipro insieme. Numeri enormi dunque, che nei centri sparsi per le isole dell'Egeo hanno creato un sovraffollamento difficilmente gestibile dalle autorità greche e situazioni di disagio in cui i minori, specialmente se non accompagnati, sono stati i primi a subire le conseguenze. Come si legge nel rapporto, sono stati 12.900 i bambini arrivati in Grecia via mare, compresi 2.100 minori non accompagnati, la maggior parte dei quali proviene da Afghanistan, Siria e altri Paesi caratterizzati da conflitti e violenze, dove spesso i ragazzi hanno perso i famigliari.
Le autorità greche hanno messo in campo misure speciali per allentare la pressione causata dal sovraffollamento, favorendo l'affidamento dei minori in seno alla comunità, ma questo non è bastato. A settembre la maggior parte dei ragazzi e dei bambini si trovava ancora in alloggi inadeguati, in condizioni spesso antigieniche. Per evitare il rischio di un aggravarsi del disagio, soprattuto psicologico, che i minori sono costretti ad affrontare, l'Unhcr rivolge un appello agli Stati europei affinché in segno di solidarietà mettano a disposizione posti per ricollocarli e accelerino le procedure di trasferimento di quanti fra essi soddisfano i criteri di ricongiungimento ai propri familiari.