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Migranti, Oms: “Quando partono sono in buona salute ma si ammalano in Europa”

Un nuovo studio dell’Oms torna a sottolineare che il rischio di trasmissione delle malattie infettive dai migranti alla popolazione dei Paesi ospitanti è molto basso, infatti la maggior parte arriva in Europa in buona salute. Tuttavia molti migranti si ammalano di malattie croniche nei Paesi di accoglienza.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La questione migranti è sempre al centro dell'agenda di questo governo, come dimostrano le ultime dichiarazioni del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli sui morti in mare, e dell'opinione pubblica. A gennaio l'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) aveva smentito, con uno studio dettagliato, la bufala dei migranti che portano malattie infettive in Italia. Oggi l'Inmp (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà) è stato ufficialmente nominato come collaboratore dell'Oms per aver coordinato la realizzazione del rapporto sulla salute dei migranti in Europa. Da questo studio emerge un quadro molto chiaro: "La maggior parte dei rifugiati e dei migranti possono essere più vulnerabili alle malattie infettive sia nei luoghi di origine, sia di transito che di destinazione – spiega il rapporto – Ma è anche vero che emerge un rischio molto basso di trasmissione di queste malattie alla popolazione dei Paesi ospitanti". Tuttavia, continua lo studio, "la maggior parte di coloro che giungono nei Paesi europei è sostanzialmente in buona salute, confermando l’ipotesi del ‘migrante sano', legata alle buone condizioni di tali individui alla partenza".

I dettagli del rapporto dell'Oms svelano che "molte malattie non trasmissibili, come obesità e diabete, hanno tassi di prevalenza più bassi tra i rifugiati e i migranti appena giunti rispetto alla popolazione che li ospita, ma i due tassi iniziano a convergere man mano che aumenta la durata del soggiorno del migrante nel Paese". I migranti sono più spesso soggetti a incidenti nei luoghi di lavoro rispetto ai cittadini residenti, mentre per le donne c'è un rischio più alto che la gravidanza non vada a buon fine. "Sono poi più esposti a depressione e sindrome da stress post traumatico, un problema che riguarda fino al 36% dei rifugiati e al 2% dei migranti", continua lo studio, aggiungendo che continuano ad avere un tasso maggiore di incidenza di malattie infettive rispetto agli europei. Tuttavia solo il 30% dei nuovi casi di tubercolosi viene riscontrato tra migranti o rifugiati, infatti in Italia, negli ultimi 15 anni, il numero di casi è rimasto costante.

"A volte abbiamo preconcetti sulla salute dei migranti, ma ora abbiamo concrete basi scientifiche per ridurre i miti a riguardo – ha commentato Piroska Östlin, vicedirettore dell'Oms Europa – Non è solo importante fornire cure ai migranti che si ammalano, ma anche mantenerli in salute". Durante la presentazione del rapporto è intervenuto anche la ministra della Salute, Giulia Grillo: "Non c'è salute pubblica senza salute di rifugiati e migranti, dobbiamo affrontare il problema delle malattie infettive presenti al momento dell'arrivo in Italia e quello delle malattie croniche di cui si ammalano stando qui".

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