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Migranti, Ocean Viking sbarca a Malta: “I 356 profughi a bordo ridistribuiti tra 6 paesi Ue”

La Ocean Viking potrà sbarcare a Malta dopo 14 giorni in mare. È questo l’annuncio giunto da Medici senza Frontiere, e confermato dal primo ministro de La Valletta Joseph Muscat, che aggiunge che i 356 migranti a bordo, tra cui un centinaio di bambini, saranno distribuiti tra 6 paesi Ue: Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Romania. “Erano davvero necessarie due settimane di esacerbante attesa per sbarcare questi naufraghi?”.
A cura di Ida Artiaco
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La Ocean Viking sbarcherà a Malta. Dopo 14 giorni in mare, i 356 migranti soccorsi a bordo dell'imbarcazione, tra cui un centinaio di minori, il più piccolo di solo un anno d'età, potranno finalmente toccare terra. Come sottolinea una nota dell'Ufficio stampa di Medici senza Frontiere, che gestisce Ocean Viking in collaborazione con SOS MEDITERRANEE, la situazione è stata sbloccata dopo che "un gruppo di paesi europei si è fatto avanti per offrire una soluzione più umana e La Valletta ha offerto alla nave un porto sicuro". La conferma è arrivata anche via Twitter dal primo ministro maltese Joseph Muscat. Lo sbarco dovrebbe avvenire già nelle prossime ore. I profughi saranno ridistribuiti tra 6 paesi europei: Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Romania. La nave farà poi uno scalo tecnico per i rifornimenti e il cambio di equipaggio, per ripartire quanto prima verso nuove operazioni di soccorso. "Siamo sollevati che la lunga odissea delle 356 persone che abbiamo a bordo sia finalmente finita. Ma erano davvero necessarie due settimane di esacerbante attesa per sbarcare questi naufraghi? Sono persone che sono fuggite da condizioni disperate nei loro paesi d’origine e hanno sofferto orribili abusi in Libia", ha commentato Jay Berger, coordinatore MSF sulla Ocean Viking.

Sulla notizia è intervenuto anche Matteo Salvini, che si Twitter ha scritto: "Come promesso, non abbiamo dato nessun permesso allo sbarco in Italia per i 356 immigrati a bordo della Ocean Viking. Prima la sicurezza degli Italiani. E ovviamente… mai col PD".

Sulla Ocean Viking situazione d'emergenza: "Senza cibo e con traumi psicologici"

Anche perché la situazione a bordo dell'imbarcazione cominciava a diventare difficile. Solo questa mattina sempre Medici senza Frontiere aveva lanciato l'allarme per la scarsità di cibo presente sulla nave, con solo 5 giorni di razioni alimentari standard per sfamare tutti i profughi. Per non parlare delle condizioni psicologiche di quest'ultimi. "Abbiamo trattato feriti di guerra rimasti intrappolati sulla linea del fronte a Tripoli – ha raccontato Luca Pigozzi, medico di MSF a bordo della Ocean Viking – e abbiamo visto le cicatrici di chi ha vissuto il tragico attacco nel centro di detenzione di Tajoura. Abbiamo parlato con i sopravvissuti di naufragi e intercettazioni in mare. Abbiamo ascoltato storie di brutali percosse, elettroshock, torture con plastica fusa e violenze sessuali – orrori che non hanno risparmiato nemmeno i bambini. Gli Stati europei devono riconsiderare seriamente il ruolo che stanno giocando nell’intrappolare le persone in queste situazioni".

Le richieste di Medici senza Frontiere agli stati Ue

Per questo Medici Frontiere si è appellata agli Stati europei, per far terminare lo strazio dei profughi a bordo della Ocean Viking. "È molto triste che dobbiamo ripetere lo stesso messaggio ai leader europei, ogni volta sempre identico. Non possono più dire di non sapere della catastrofe in corso nel Mediterraneo. Dopo centinaia di morti in mare e innumerevoli storie di sofferenza, è ora che i leader europei riconoscano questo disastro umanitario e intraprendano soluzioni più umane, a partire dall’istituzione di un meccanismo che consenta un rapido sbarco per le persone soccorse in un porto sicuro vicino, con successive responsabilità di accoglienza e protezione condivise a livello europeo", ha dichiarato Claudia Lodesani, presidente di MSF. La Ong ha chiesto all'Ue di "istituire un meccanismo di sbarco sostenibile e predeterminato che tuteli i diritti dei sopravvissuti e coinvolga un sistema di protezione condiviso a livello europeo, porre fine al supporto politico e materiale ai ritorni forzati in Libia, rispondere al bisogno urgente di una capacità di ricerca e soccorso europea proattiva e adeguata, porre fine alle azioni punitive contro le organizzazioni che cercano di offrire assistenza salvavita in mare per colmare il vuoto lasciato dai governi e rispondere a questa crisi".

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