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Migranti, Meloni firma un nuovo accordo con la Libia: protesta delle Ong in Parlamento

La presidente del Consiglio ha incontrato il primo ministro della Libia Dbeibeh e nell’occasione il governo italiano ha firmato una Dichiarazione di intenti per aumentare la cooperazione tra i due Paesi. Alla Camera sono state ascoltate numerose Ong che si occupano di migranti, che hanno denunciato l’operato della Libia e le condizioni nel Paese.
A cura di Luca Pons
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La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a Palazzo Chigi il primo ministro della Libia, Abdulhameed Mohamed Dbeibeh. Nell'incontro, secondo quanto riferito da fonti di governo, Meloni ha affermato di apprezzare le attività libiche di "contenimento delle partenze irregolari", ma si è detta preoccupata per l'arrivo dell'estate, che porterà un aumento dei viaggi nel Mediterraneo. Per questo, ha chiesto al primo ministro di "intensificare gli sforzi in materia di contrasto" alle partenze.

"L'Italia", si legge in una nota di Chigi, "rimane determinata a confermare il suo costante impegno a supporto delle autorità libiche". Non solo: è stata firmata anche una nuova Dichiarazione di intenti, tra il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il suo omologo libico, che prevede una collaborazione stra i due Paesi in tema di sicurezza.

Le Ong in Parlamento: "Italia complice di crimini, basta accordi con la Libia"

"L'Europa e l'Italia continuano a rendersi complici di aberranti crimini e aumentano fondi e risorse a sostegno del traffico di esseri umani, che si può smantellare solo garantendo vie di accesso legali e sicure all'Europa". La presidente di Emergency, Rossella Miccio, non ha usato mezzi termini nell'audizione che si è tenuta oggi alla Camera: davanti alle commissioni Esteri e Difesa, numerose Ong che si occupano del soccorso di persone migranti in pericolo nel Mediterraneo hanno descritto il loro operato e chiesto all'Italia di non rinnovare il memorandum d'intesa con la Libia.

"La Libia non può essere considerata in alcun modo un ‘place of safety' per lo sbarco di naufraghi. Chiediamo pertanto di abbandonare immediatamente ogni forma di collaborazione nel Mediterraneo centrale che abbia tale finalità", ha detto Miccio. Il memorandum Italia-Libia, che prevede che l'Italia finanzi direttamente la cosiddetta Guardia costiera libica, è stato stilato nel 2017 e si è rinnovato di nuovo, senza che il governo Meloni intervenisse, a novembre 2022. "Chiediamo al Parlamento e al governo di revocarlo", e di usare invece i fondi per "una missione navale di soccorso europea con il chiaro compito di ricerca e salvataggio delle persone in mare", ha concluso la presidente di Emergency.

"La Libia è un Paese in cui migranti, rifugiati e richiedenti asilo si trovano costantemente a rischio di abusi", ha aggiunto Stefano Di Carlo, direttore generale di Medici Senza Frontiere. "Nessuno è all'oscuro di quanto accade. Ci sono circa 3.280 persone nei centri di detenzione. Le condizioni sono a dir poco disumane: in alcune celle si superano le 550 persone. Negli ultimi mesi abbiamo visitato 22 donne che avevano segni di violenza sessuale. La situazione fuori dai centri non è migliore".

Sea-Watch Italy: "Nessuno può dire che non sa cosa succede in Libia"

Era presente anche Sea-Watch Italy, che con la sua portavoce Giorgia Linardi ha affermato di aver documentato, nelle sue missioni, "tre pratiche" delle autorità italiane ed europee: "Ritardi ingiustificati negli interventi di assistenza in mare anche quando si sa che ci sono persone in pericolo; omissione di soccorso; facilitazione dei respingimenti illegali in Libia". Sea-Watch ha poi commentato: "Basta accordi criminali con la Libia. Abbiamo mostrato i video delle atrocità che vediamo ogni giorno nel Mediterraneo centrale. Nessuno potrà dire che non sapeva".

Nicola Fratoianni, deputato e segretario di Sinistra italiana, ha commentato così il confronto: "Riteniamo utile che il Parlamento ascolti le testimonianze di coloro che vedono ogni giorno le sofferenze dei migranti nel Mediterraneo e nei lager libici. È un punto di vista particolarmente rilevante a prescindere da come la si pensa sulla gestione dei flussi migratori. Il punto è cosa diciamo al governo di Tripoli o alle varie milizie, cosa diciamo al dittatore tunisino quando lo incontriamo in queste ore: il governo italiano è in grado di condizionare questi soggetti affinché vengano rispettati i fondamentali diritti umani delle persone?".

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