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Migranti, Matteo Renzi rinnega Gentiloni e Minniti: “Non c’era emergenza o minaccia a democrazia”

L’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd, Matteo Renzi, rinnega la linea tenuta dal governo Gentiloni e dall’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti, sul tema immigrazione: “L’abbiamo sopravvalutata quando nel funesto 2017 abbiamo considerato qualche decina di barche che arrivava in un Paese di 60 milioni di abitanti, ‘una minaccia alla democrazia’”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un attacco al Pd e, in particolare, alla linea tenuta dal governo guidato da Paolo Gentiloni e di cui Marco Minniti era ministro dell’Interno. L’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, riapre la polemica sulla questione migranti con una lettera inviata a la Repubblica. Dieci spunti di riflessione, li definisce Renzi, per parlare di immigrazione “senza usare il becero tono della destra”. Secondo il senatore del Pd il problema del suo partito non è stato sottovalutare la questione migranti, anzi: “L'abbiamo sopravvalutata quando nel funesto 2017 abbiamo considerato qualche decina di barche che arrivava in un Paese di 60 milioni di abitanti, ‘una minaccia alla democrazia’”. L’errore è stato, secondo Renzi, quello di esasperare il tema degli arrivi dal Mediterraneo, ma anche quello di non chiudere la questione ius soli, su cui serviva il “coraggio di mettere la fiducia”, così come fatto sulle unioni civili.

Tanto che il successo di Salvini, secondo l’ex segretario dem, “inizia lì”, dall’allarmismo sugli sbarchi e dalla “mancanza di coraggio su valori”. Renzi ribadisce la linea del ‘aiutiamoli a casa loro’, sostenendo che aiutarli lì sia la priorità, aumentando “i fondi della cooperazione internazionale”. Il principio da cui parte Renzi è che “se qualcuno è in mare si salva e si porta a terra: lasciare in mare delle persone per calcolo elettorale fa schifo”. Il senatore del Pd ricorda anche che “l’Italia è terra di migranti e chi nega questa storia è un ignorante che tradisce i valori del Paese”.

Le polemiche nel Pd

La lettera di Renzi crea subito malumori nel Pd. A partire da quelli espressi esplicitamente dall’ex ministro Carlo Calenda: “Molte parti condivisibili ma non l'attacco a Paolo Gentiloni e Marco Minniti. A prescindere dal fatto che i provvedimenti sono tutti stati votati dal Pd cui eri segretario, sai benissimo che l'emergenza c'era e come. Fino al 2016 inoltrato i migranti entravano in Italia e andavano negli altri paesi europei. Dopo la chiusura di Shengen e le identificazioni no. 180 mila migranti non sono qualche persona. Il problema è nato quando Gentiloni era al governo. Ancora ieri sera ti ho difeso su fake news, flessibilità/migranti. Non ricominciamo a farci del male”.

Interviene anche il segretario dem Nicola Zingaretti, che viene intervistato dal Foglio e parla della questione migranti prima di poter leggere la lettera di Renzi: “Nel 2017 Paolo Gentiloni e Marco Minniti hanno contribuito a mettere insieme un impianto di sicurezza che ha avuto il merito di rafforzare anche sul mare la gestione dell'immigrazione. Oggi, anche a causa di una Libia destabilizzata, quell'impianto non c’è più e più che concentrarsi sulle Ong il governo dovrebbe concentrarsi sulle navi fantasma che sfuggono al controllo delle nostre autorità, e che per questo sono pericolose, e che se fossero conteggiate all'interno del numero degli sbarchi totale dimostrerebbero che la retorica sul crollo degli sbarchi di Salvini è una falsità”. Zingaretti ritiene di non dover rinnegare nulla di quanto fatto nel 2017”. Poi il segretario dem commenta, più tardi, anche la lettera di Renzi: “Era il segretario, faccio fatica a credere che questi temi gli siano sfuggiti di mano, quindi interpreto l'intervista anche come una severa autocritica”. C’è, comunque, anche chi si schiera a difesa di Renzi: per esempio l’ex ministro Maria Elena Boschi sostiene che quelle dette dal senatore dem siano “cose che fanno riflettere. Chi si ferma al titolo o la butta in polemica dimostra di non voler approfondire un tema delicato come l’immigrazione”.

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