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Migranti, l’appello di Mediterranea: “Liberate le nostre navi. È un sequestro politico”

“È solo una precisa scelta politica a tenerci fermi in banchina, svuotando il mare di testimoni e soccorsi. Ogni giorno che si tiene una nave della società civile ferma in un porto ci si rende complici delle morti e delle torture di centinaia di donne, uomini e bambini”: con queste parole Mediterranea Saving Humans lancia un appello al governo italiano per chiedere l’immediata liberazione delle sue navi, la Mare Jonio e il veliero Alex, affinché possano riprendere la rotta del Mediterraneo centrale.
A cura di Annalisa Girardi
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Mediterranea Saving Humans, la piattaforma che si occupa di missioni di monitoraggio nel Mediterraneo, lancia un appello. Chiedendo che le sue navi, la Mare Jonio e il veliero Alex, possano riprendere la rotta del Mediterraneo centrale, la Ong denuncia: "Il sequestro delle nostre navi è politico, non giudiziario". Le navi di Mediterranea si trovano sotto sequestro da mesi, a causa delle norme varate dal governo gialloverde che hanno criminalizzato le azioni di salvataggio in mare.

"Nel 2019 Mediterranea ha salvato nel Mediterraneo 237 persone, tra cui decine di bambini piccolissimi. Lo ha fatto con la nave Mare Jonio e con il veliero Alex, sfidando le regole illegali e violente imposte da un governo che ha fatto della criminalizzazione del soccorso in mare e del disprezzo della vita umana la sua cifra distintiva. Oggi quel governo è caduto, ed è stato sostituito da chi ha dichiarato, fin dal primo giorno, di volere agire nel segno di una discontinuità. Mare Jonio e Alex, però, così come Sea Watch 3 e la nave Eleonore di Lifeline, sono ancora sotto sequestro, bloccate nelle banchine dei porti siciliani, mentre le persone che attraversano il Mediterraneo continuano a morire o a venire catturate dalle milizie libiche finanziate ed addestrate dall’Italia e dall’Unione europea per essere riportate alle torture e restituite ai trafficanti", scrive in un post la rete di associazioni italiane.

Sequestro politico

Il sequestro delle navi, continua Mediterranea, "non è un sequestro giudiziario perché non è stato disposto da alcuna procura: si tratta di un sequestro politico, di una presa d’ostaggi, a seguito di provvedimenti firmati congiuntamente dai Ministri italiani dell’Interno, della Difesa e dei Trasporti, applicando le norme incostituzionali del decreto sicurezza bis. Quei provvedimenti potrebbero essere revocati, anche domattina, da una firma dei Ministri oggi in carica, permettendoci immediatamente di tornare a fare quello per cui siamo nati: essere nel Mediterraneo centrale per monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani senza mai sottrarci all’obbligo di salvare chi è in pericolo".

E ricostruisce il susseguirsi degli eventi che hanno portato al sequestro delle imbarcazioni. Il veliero Alex, racconta, è stato posto sotto sequestro lo scorso 7 luglio 2019 dopo aver salvato 59 persone in mare, tra cui 4 neonati, e averle condotte a Lampedusa, il porto sicuro più vicino. L'ordine di sequestro è arrivato in quanto, dopo 50 ore di stallo in mare, Alex ha dichiarato lo stato di necessità a causa delle precarie condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza che hanno di fatto messo a rischio la vita dei naufraghi e dell’equipaggio, e ha violato il divieto di sbarco in un porto italiano, emesso dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini. In quell'occasione è stata anche imposta una multa da 66mila euro. La Mare Jonio, invece, è stata sequestrata il 3 settembre scorso: aveva soccorso 98 persone, fra cui 22 bambini molto piccoli. Non ci sono indagini penali a carico del comandante o dell'equipaggio, fattore che rende la vicenda ancora più paradossale secondo Mediterranea. Inoltre, i migranti sono stati trasferiti su imbarcazioni della Guardia costiera italiana prima di entrare in acque territoriali e sbarcare. Solo in seguito è approdata anche la Mare Jonio, come autorizzato da autorità marittime. In quel caso la sanzione è stata di 300mila euro, informa la Ong.

"Una scelta politica ci tiene bloccati a una banchina"

"Abbiamo pochi dubbi che in sede giudiziaria la verità verrà affermata, le nostre navi saranno liberate, e i danni subiti da Mediterranea verranno riconosciuti. Ma i tempi della giustizia amministrativa sono lunghi, e nel frattempo è solo una precisa scelta politica a tenerci fermi in banchina, svuotando il mare di testimoni e soccorsi e lasciando ai libici – con i quali intanto è stato tacitamente rinnovato il criminale accordo voluto nel 2017 dal governo Gentiloni – di esercitare potere di vita e di morte nel Mediterraneo", continua Mediterranea.

E accusa: "Ogni giorno che si tiene una nave della società civile ferma in un porto ci si rende complici delle morti e delle torture di centinaia di donne, uomini e bambini. Niente può giustificare una scelta simile". In conclusione, si chiede alla ministra dell’interno Luciana Lamorgese, alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di restituire immediatamente le navi sequestrate.

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