Migranti, l’allarme di Unicef: “Nel 2024 oltre 2mila vittime nel Mediterraneo”
Nel 2024, il bilancio delle vittime e dei dispersi nel Mediterraneo ha superato i 2.200, con quasi 1.700 persone che hanno perso la vita solo sulla rotta del Mediterraneo centrale. Tra le vittime, ci sono centinaia di bambini e adolescenti. È il tragico bilancio reso noto da Regina De Dominicis, direttrice dell'Ufficio regionale dell'Unicef per l'Europa e l'Asia centrale e coordinatrice speciale per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa.
“Una persona su cinque tra coloro che migrano attraverso il Mediterraneo è minorenne, e la maggior parte di loro fugge da conflitti violenti e dalla povertà”, afferma De Dominicis.
Dopo l’ennesima tragedia, verificatasi nella notte del 31 dicembre, al largo delle coste di Lampedusa, con 20 dispersi, tra cui donne e bambini, e un bambino di otto anni tra i sopravvissuti, De Dominicis lancia un appello: “Chiediamo ai governi di adottare il Patto sulla migrazione e l’asilo, ponendo al centro la protezione dei bambini, garantendo percorsi sicuri e legali, operazioni coordinate di ricerca e salvataggio, accoglienza comunitaria e accesso ai servizi di asilo”.
L’Unicef sollecita poi investimenti in servizi essenziali come il sostegno psicosociale, l’assistenza legale, sanitaria e scolastica per i bambini e le famiglie che arrivano attraverso rotte migratorie pericolose. “I governi devono affrontare le cause profonde della migrazione e garantire che i diritti dei bambini siano protetti lungo tutto il loro viaggio”, ha concluso De Dominicis.
Naufragio in Tunisia, 27 i morti, 83 portati in salvo
AGGIORNAMENTO: È notizia di pochi minuti fa quella di un altro naufragio avvenuto al largo della Tunisia. Le forze tunisine hanno recuperato lungo le acque di Kerkennah i corpi di 27 persone migranti provenienti da varie nazionalità, intenti a raggiungere l’Italia, e hanno tratto in salvo 83 persone. La notizia è stata riportata dalla radio Mosaique Fm dal direttore regionale della Protezione civile di Sfax, Zied Sdiri, che ha anche comunicato che 5 dei soccorsi sono stati trasportati all’ospedale regionale Slim Hadri.
Naufragio vicino a Lampedusa nella notte di Capodanno
Nel corso della notte di Capodanno, un’altra tragedia ha scosso il Mediterraneo. A pochi chilometri dall’isola di Lampedusa, un’imbarcazione con a bordo 20 persone migranti, tra cui cinque donne e tre bambini, è affondata.
La guardia di finanza è riuscita a salvare sette persone, tra cui un bambino siriano di otto anni, che ha perso la madre nell’incidente. Il piccolo è stato salvato da un parente che lo ha tenuto stretto tra le braccia, evitando che affogasse. Le persone migranti provenivano dal porto libico di Zuwara e avevano intrapreso il viaggio verso l’Europa con la speranza di ricongiungersi con i propri familiari. Le operazioni di salvataggio sono ancora in corso.
Poche ore dopo, nella stessa notte, un altro naufragio ha avuto luogo al largo della Tunisia, dove due persone migranti, tra cui un bambino di cinque anni, hanno perso la vita, e 17 persone sono state tratte in salvo. La guardia nazionale tunisina ha arrestato quattro presunti scafisti, accusati di aver organizzato il viaggio.
Nel frattempo, la nave ResQ People della ONG italiana Onlus ResQ-People Saving People ha iniziato le operazioni di attracco a Porto Empedocle. A bordo 33 persone migranti, tra cui 7 minori non accompagnati, salvati nel Mediterraneo. La maggior parte dei migranti è in condizioni di ipotermia e disidratazione.
I soccorsi sono stati prontamente organizzati all’arrivo, con ambulanze pronte a trasferire eventuali persone in gravi condizioni al pronto soccorso dell’ospedale di Agrigento. Dopo lo sbarco, i migranti verranno accolti nel vicino hotspot di contrada Caos.
Cosa prevede il patto per la Migrazione e l'Asilo
Il Patto per la Migrazione e l’Asilo, approvato dal Parlamento europeo il 10 aprile 2024, porta alcuni cambiamenti per l’Italia, anche se tuttavia le novità sono minime. Il principio fondamentale del regolamento di Dublino, che stabilisce che il Paese di primo ingresso è responsabile per l’accoglienza e la valutazione delle domande d’asilo, rimane invariato. Le eccezioni, come i ricongiungimenti familiari o il possesso di un titolo di studio, permetteranno a qualcuno di chiedere asilo in un altro Paese, ma non sposteranno un numero significativo di persone migranti.
Il Patto prevede poi una redistribuzione obbligatoria di migranti tra i Paesi dell’Unione, ma i Paesi che non vogliono accogliere migranti possono optare per una compensazione finanziaria di 20.000 euro per persona. Quindi, se tutti i Paesi di frontiera decidono di contribuire finanziariamente anziché accogliere, non si allevierà il peso sulle nazioni di frontiera, come l’Italia. Anche i “movimenti secondari”, che consentivano all’Italia di ricollocare le persone, diventeranno più difficili. Sarà più facile per le autorità rintracciare e rimandare i migranti nel Paese di primo ingresso grazie alla schedatura attraverso i regolamenti Eurodac e lo screening, che includeranno anche i minori dai sei anni.
Il Patto poi introduce una nuova “procedura di frontiera” per coloro che arrivano nei Paesi di primo ingresso, come l’Italia. In questi centri, si svolgerà una valutazione accelerata, di massimo 12 settimane, per determinare se la persona proviene da un Paese ritenuto sicuro, e se l’asilo sarà negato. Durante questa procedura, tutte le persone, inclusi bambini e famiglie, saranno trattenute nei centri, nonostante non abbiano commesso alcun crimine. Questa detenzione, unita alla mancanza di adeguate garanzie legali, rende difficile per le persone migranti far valere la loro necessità di protezione.
La protezione dei confini esterni dell’UE potrebbe poi comportare finanziamenti verso Paesi terzi non democratici per fermare i migranti, e questo solleva dubbi sul rispetto dei diritti umani.
Le Leggi Internazionali sul Soccorso in Mare
Le normative internazionali in materia di soccorso in mare, come la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) e la Convenzione SAR (Search and Rescue), impongono alle autorità competenti di prestare soccorso a chiunque sia in pericolo in mare, assicurandosi che i naufraghi siano portati in un “luogo sicuro”. Queste convenzioni sottolineano l’obbligo di protezione e assistenza per chi si trova in difficoltà, senza alcuna eccezione.
Inoltre, il Protocollo Addizionale n. 4 alla Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, all’articolo 4, proibisce i respingimenti collettivi e afferma che nessuno può essere rimandato in un paese dove è esposto a torture o trattamenti inumani. A livello nazionale, l’articolo 19 del Testo Unico sull’immigrazione italiano ribadisce il divieto di rimpatri verso paesi in cui la persona possa essere vittima di persecuzioni o subire trattamenti degradanti.
Di conseguenza, qualsiasi respingimento in Libia, senza una valutazione adeguata dei rischi, viola questi principi e obblighi internazionali. La sicurezza e la dignità dei migranti devono essere sempre prioritarie, e il rispetto delle leggi internazionali è fondamentale per evitare ulteriori sofferenze.