Migranti, la Francia gela il governo Meloni: “Se l’Italia non prende le navi niente ricollocamenti”
I tanto sperati segnali di pace con la Francia tardano ad arrivare. La dichiarazione del ministro francese Darmanin gela il governo italiano: "Se l'Italia non prende le navi e non accetta la legge del mare e del porto più sicuro non c'è motivo che i Paesi che fanno i ricollocamenti siano Francia e Germania, che sono quelli che accolgono le navi e sono gli stessi che accolgono direttamente i migranti dall'Africa e dall'Asia", ha detto il ministro degli Interni Gérald Darmanin arrivando al Consiglio straordinario dei ministri europei degli Interni a Bruxelles dedicato all'immigrazione.
La contesa tra Roma e Parigi era scoppiata per via della vicenda della Ocena Viking, imbarcazione di Sos Mediterranee, che è stata costretta a far rotta verso Tolone, in Francia, con 230 migranti a bordo che erano stati soccorsi in mare in sei diverse operazioni tra il 22 e il 26 ottobre. Il governo Meloni non aveva voluto concedere il porto per lo sbarco, e la nave della Ong ha atteso invano per giorni in acque internazionali che arrivasse l'indicazione di un Pos da parte delle autorità maltesi e italiane. Dopo lo stallo era trapelata la notizia di una possibile disponibilità da parte di Marsiglia ad accogliere la nave con i naufraghi. Una disponibilità che però non era stata confermata da fonti ufficiali, ma la notizia era stata diffusa dall'Ansa, che aveva sentito una fonte del ministero degli Interni francese che stava seguendo in quelle ore il dossier.
Nonostante la notizia relativa al porto di Marsiglia fosse solo un'indiscrezione, il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini aveva esultato così su Twitter: "Bene così! L'aria è cambiata".
In realtà come sappiamo la vicenda si è poi chiusa in modo differente. La nave è arrivata al porto di Tolone, e il governo francese ha condannato apertamente l'Italia per l'atteggiamento poco collaborativo: "Le nuove autorità italiane hanno fatto la scelta incomprensibile di non rispondere alle diverse richieste di assistenza rivolte dalla nave", aveva commentato a caldo Darmanin.
Parigi ha annunciato così di voler sospendere il ricollocamento dei 3.500 rifugiati previsti dal Meccanismo concordato in sede Ue, invitando anche gli altri Paesi Ue a fare lo stesso. Inoltre ha rafforzato i controlli alle frontiere con l'Italia, respingendo in queste settimane i migranti che provavano ad attraversarle per entrare in Francia. In alcuni casi sono stati respinti anche minori.
La reazione da parte dell'esecutivo italiano è stata di sbigottimento. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi aveva dichiarato che le prese di posizioni della Francia sono incomprensibili. Poi aveva aggiustato il tiro, sottolineando che l'Italia non intende affatto "rompere il rapporto con dei paesi a cui ci unisce una fratellanza antica e quindi la necessarietà di un percorso comune". Anzi il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva assicurato che "La crisi sui migranti con la Francia è rientrata".
Oggi però lo scenario sembra diverso. Il meccanismo di solidarietà "è l'unico che permette di distribuire le difficoltà in tutta Europa e di costringere i Paesi di primo ingresso come l'Italia a predisporre le frontiere di cui abbiamo bisogno e la registrazione di tutti gli stranieri di cui abbiamo bisogno in ambito europeo. Per il momento non è così. Vedremo oggi pomeriggio, a fine giornata, se l'Italia e gli altri Paesi interessati adotteranno il piano della Commissione", "con il rispetto degli accordi presi, che abbiamo firmato solo pochi mesi fa e di cui l'Italia era firmataria", ha detto ancora il ministro degli Interni francese Darmanin al suo arrivo al Consiglio straordinario a Bruxelles.