Migranti, la denuncia di Sea Eye: “Un libico ha afferrato un neonato e lo ha lanciato a un cane”
Testimonianze shock, storie di torture e trattamenti disumani, che avvengono quotidianamente in Libia. Episodi di violenza, riportati dai soccorritori della Alan Kurdi, la nave dell'ong Sea Eye. Come il racconto di un libico che ha strappato un neonato dalle braccia di una donna per gettarlo a un cane; o come le botte a un uomo per costringerlo a farsi mandare dei soldi dalla famiglia.
"Le notizie sul commercio di schiavi, le torture gravi, i maltrattamenti, le violenze sessuali, ma anche le cure mediche completamente inadeguate e le disumane condizioni igieniche non hanno finora portato a un'inversione della politica migratoria europea", hanno detto i volontari. "I governi degli Stati membri dell'Ue sono colpevoli e ci rendono colpevoli. Sono i nostri fratelli, sorelle e i loro figli che vengono torturati, violentati e assassinati in Libia". Sea Eye invita pertanto i Paesi Ue a "porre fine alla disumana politica di rimpatrio in Libia dei soccorsi in mare" e a tornare "a una politica umanitaria orientata ai diritti umani".
Alan Kurdi, in atteso che le condizioni meteorologiche migliorino, ha trovato riparo nel porto di Marsala, anche per effettuare lavori di manutenzione. Ma presto, ha assicurato, sarà pronta a ripartire. La nave umanitaria dell'ong tedesca non sarà l'unica nave a essere in missione nel Mediterraneo durante le feste. Oltre all'imbarcazione di Sea Eye ci saranno in mezzo al mare anche la nave della ong spagnola Open Arms, che per questioni di maltempo, è ferma per una breve sosta a Siracusa, ma è pronta a navigare di nuovo già dal 26 dicembre. "Si torni al rispetto delle persone e della vita", ha detto il capo missione di Open Arms Riccardo Gatti.
"Le lunghe attese in mare con i soccorsi a bordo, i porti chiusi, i ‘no' ai diritti inviolabili di tutte e tutti, inaccettabili in una società civile, sono una messinscena becera che abbiamo visto troppe volte e ci auguriamo resti solo un brutto ricordo", ha aggiunto Gatti all'Adnkronos. Torni ad essere norma, aggiunge Gatti, "quel che è scritto nel diritto marittimo, nelle convenzioni internazionali, quel che rispetta diritti umani e civili. Sono cose che non vanno pretese ma applicate". Dall'inizio dell'anno (fino al 15 ottobre) oltre 1.000 persone sono morte nel tentativo disperato di raggiungere l'Europa. Che ci siano meno sbarchi non è certo "un traguardo", secondo il capo missione di Open Arms, visto che il Mediterraneo centrale continua a essere la rotta più letale. "Le stime di fine anno – ha sottolineato – dicono che 1 su 8 di coloro partiti dalla Libia hanno perso la vita in mare, mentre nel 2018 il rapporto era una persona ogni 39″. Gatti ha inoltre chiesto che i decreti sicurezza e gli accordi con la Libia vengano cancellati.
Sarà presente in mare anche Ocean Viking, gestita in collaborazione da Medici Senza Frontiere (Msf) e Sos Mediterranee, che dopo aver sbarcato ieri a Taranto le 159 persone soccorse nei giorni scorsi, si prepara a ripartire verso la zona di ricerca e soccorso, nelle acque internazionali al nord della Libia, per proseguire le attività di ricerca e soccorso. A bordo della nave anche il medico di Msf Angelo Onofri, che ha descritto all'Adnkronos la situazione di queste ore: "Dopo giorni davvero difficili, ora il sole splende e il mare è calmo, abbiamo una piccola finestra di bel tempo e speriamo di riuscire a sfruttarla per tornare in mare ad aiutare altre persone in pericolo. Domani è Natale e scambiarci gli auguri navigando verso il largo, dove potremo fare la differenza fra la vita e la morte, sarà un modo meraviglioso di passare questo giorno. Con il migliore augurio che si riesca al più presto a porre fine a queste inaccettabili morti e sofferenze, nel nostro mare e lungo tutte le sue coste"