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Migranti, la Corte Ue ammonisce l’Italia: “Non può fermare il regolamento di Dublino”

La Corte Ue bacchetta l’Italia, che aveva chiesto la sospensione dei trasferimenti nel caso di due cittadini siriani che avevano fatto domanda d’asilo in Germania, dopo esser approdati nel nostro Paese.
A cura di Giulia Casula
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La Corte di Giustizia del'Unione europea bacchetta l'Italia. Nell'ambito di un rinvio pregiudiziale i giudici hanno affrontato il caso di due cittadini siriani che avevano presentato domanda di asilo in Germania, dopo essere approdati dapprima in l'Italia.

Al centro della causa, l'interpretazione del regolamento di Dublino e sulla gestione delle domande di protezione internazionale.

In particolare, le autorità tedesche avevano chiesto all'Italia, individuata come Stato membro competente, di prendere in carico le richieste dei due cittadini. Ma le domande erano rimaste senza risposta.

Da qui la decisione della Germania di respingere le istanze di asilo, ritenute inammissibili perché di competenza delle autorità italiane, e di allontanare i i richiedenti nel Paese di primo approdo.

Dal canto suo, l'Italia durante i procedimenti di appello aveva diffuso una circolare in cui invitava i 27 a sospendere temporaneamente i trasferimenti, lamentando un elevato numero di arrivi e una carenza di posti disponibili all'interno delle strutture di accoglienza.

I giudici tedeschi avevano deciso allora di interpellare la Corte Ue, che oggi si è pronunciata, stabilendo che "il fatto che uno Stato membro abbia sospeso unilateralmente le prese in carico dei richiedenti asilo di per sé non è tale da giustificare la constatazione di carenze sistemiche nella procedura di asilo e nelle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale"

Per i giudici europei solo quelle carenze che implicano il rischio, per i migranti, di trattamenti inumani e degradanti rendono impossibile il trasferimento.

Tali carenze devono essere accertate tramite "un'analisi concreta, fondata su elementi oggettivi, attendibili, precisi e opportunamente aggiornati", ha chiarito la Corte.

Lo stop dell'Italia quindi, non è giustificato. Allo stesso tempo, la Corte ha precisato che "nel contesto del sistema europeo comune di asilo, si deve presumere che il trattamento riservato ai richiedenti protezione internazionale in ciascuno Stato membro sia conforme ai requisiti della carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, della Convenzione relativa allo status dei rifugiati, nonché della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali".

Al momento, i ricorsi presentati dai due cittadini siriani contro le decisioni delle autorità tedesche risultano pendenti presso il Tribunale amministrativo superiore del Land Renania settentrionale-Vestfalia, uno dei sedici stati federali della Germania.

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