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Migranti, la Corte costituzionale dell’Albania ha dato l’ok all’accordo con l’Italia

La sentenza della Corte costituzionale dell’Albania sul patto con l’Italia in tema di immigrazione è arrivata: i giudici di Tirana hanno stabilito che l’accordo non viola la costituzione albanese. Ora il testo passerà al Parlamento per la ratifica, poi potrà entrare in vigore.
A cura di Luca Pons
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Salta l'ostacolo giuridico al patto Italia-Albania in tema di migranti. Secondo quanto riportato da media albanesi e da agenzie di stampa italiane, la Corte costituzionale albanese ha stabilito – con il voto di cinque giudici su nove – che l'accordo è conforme alla costituzione del Paese, e quindi può essere approvato dal Parlamento.

Nel comunicato ufficiale si legge il protocollo con l'Italia "non stabilisce confini territoriali e neppure altera l’integrità territoriale della Repubblica d’Albania", nonostante preveda di costruire in territorio albanese due centri che saranno sottoposti alla giurisdizione italiana. Infatti, "nelle due zone in cui agisce il protocollo, si applica il diritto albanese, oltre al diritto italiano", quindi per quanto riguarda le libertà e i diritti umani, "la giurisdizione italiana nelle due zone in questione non esclude la giurisdizione albanese".

Lo stop della Corte era arrivato a metà dicembre perché circa trenta deputati dell'opposizione avevano presentato due ricorsi. L'esame del testo era iniziato meno di due settimane fa, il 18 gennaio. Oggi, i giudici sono arrivati a una conclusione. Cinque hanno deciso di non muovere obiezioni alla norma, vincendo sui quattro che invece hanno sollevato dei dubbi.

Ora, per l'Albania manca solo un passaggio in Parlamento prima che l'accordo possa diventare pienamente operativo. In Italia, il ddl che ratifica l'accordo è stato approvato dalla Camera la scorsa settimana ed è stato trasmesso al Senato. Il testo è considerato problematico da diversi esperti del settore, e anche dalle organizzazioni umanitarie che lavorano nel campo delle migrazioni.

In sostanza, il patto prevede che l'Italia costruisca a sue spese due centri migranti in territorio albanese. I centri resterebbero pienamente nella giurisdizione italiana, e sarebbero gestiti da personale italiano. Uno sarebbe un centro di accoglienza per le persone soccorse in mare – che quindi dovrebbero essere mandate in Albania, navigando più a lungo – mentre l'altro sarebbe un Cpr, ovvero un centro per il rimpatrio: si tratta di strutture di detenzione per persone che devono essere espulse dall'Italia.

Per mettere in pratica le misure previste dall'accordo potrebbe servire parecchio tempo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva detto che i centri avrebbero potuto essere operativi prima dell'estate 2024. Al momento, non è chiaro nemmeno quale sarà l'efficacia di queste strutture: l'annuncio che i centri avrebbero ospitato circa 36mila persone all'anno, infatti, non sembrava molto credibile.

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