Migranti, la Alan Kurdi soccorre 32 persone nel Mediterraneo: ci sono 10 bambini
La scorsa notte la nave umanitaria Alan Kurdi, della ong tedesca Sea Eye, ha soccorso in mare 32 persone a bordo di un'imbarcazione in difficoltà. A comunicarlo è la stessa organizzazione che scrive su Twitter: "La Alan Kurdi è stata avvisata di un'imbarcazione in pericolo: 32 persone sono state salvate e ora sono al sicuro, a bordo. Tra loro ci sono 10 bambini e una donna incinta". Tutti i migranti soccorsi avrebbero dichiarato di essere libici. La Alan Kurdi starebbe ora facendo rotta verso Lampedusa.
Sono tre le navi umanitarie in mare durante le festività natalizie: oltre alla Alan Kurdi, salpata da Marsala, sono operative nelle acque del Mediterraneo anche la spagnola Open Arms e la Ocean Viking, di Sos Mediterranée e Medici Senza Frontieri. Anche se il maltempo nelle scorse settimane ha fatto calare le partenze, queste non si sono azzerate del tutto. Quest'ultima ha sbarcato a Taranto solo qualche giorno fa 159 migranti soccorsi al largo delle coste libiche.
A bordo della nave umanitaria si trova anche il medico di Msf Angelo Onofri, che ha commentato: "Dopo giorni davvero difficili, ora il sole splende e il mare è calmo, abbiamo una piccola finestra di bel tempo e speriamo di riuscire a sfruttarla per tornare in mare ad aiutare altre persone in pericolo. Domani è Natale e scambiarci gli auguri navigando verso il largo, dove potremo fare la differenza fra la vita e la morte, sarà un modo meraviglioso di passare questo giorno. Con il migliore augurio che si riesca al più presto a porre fine a queste inaccettabili morti e sofferenze, nel nostro mare e lungo tutte le sue coste".
Il giorno della vigilia di Natale, la ong Sea Eye aveva diffuso i racconti terribili di torture e trattamenti disumani, che sono all'ordine del giorno in Libia, riportati dai soccorritori dell'Alan Kurdi: "Le notizie sul commercio di schiavi, le torture gravi, i maltrattamenti, le violenze sessuali, ma anche le cure mediche completamente inadeguate e le disumane condizioni igieniche non hanno finora portato a un'inversione della politica migratoria europea. I governi degli Stati membri dell'Ue sono colpevoli e ci rendono colpevoli. Sono i nostri fratelli, sorelle e i loro figli che vengono torturati, violentati e assassinati in Libia", hanno raccontato i volontari.