Migranti, il Senato ratifica l’accordo Italia-Albania e i vescovi attaccano: “Sono soldi in fumo”
Il Senato ha approvato definitivamente l'accordo tra Italia e Albania per la gestione delle persone migranti soccorse in mare, dopo che la Camera lo aveva fatto a fine gennaio: questo significa che è ufficialmente legge il ddl di ratifica del protocollo annunciato lo scorso anno da Giorgia Meloni insieme al premier albanese Edi Rama. Poche settimane fa la Corte costituzionale albanese ha dato il via libera al provvedimento, che adesso non ha più ostacoli legali verso la realizzazione. Resta da vedere se sarà messo in pratica prima di questo estate, come aveva dichiarato la stessa Meloni. L'approvazione è arrivata nonostante le critiche di diversi esperti del settore e delle Nazioni unite, ma non solo. Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione per le migrazioni della Cei e della fondazione Migrantes, ha definito l'accordo "una nuova sconfitta della democrazia".
L'arcivescovo ha parlato di "673 milioni di euro in dieci anni in fumo per l'incapacità di costruire un sistema di accoglienza diffusa del nostro Paese". Nella sua critica Perego ha ricordato che l'Italia è "al 16esimo posto in Europa nell'accoglienza dei richiedenti asilo rispetto al numero degli abitanti". Non proprio numeri da emergenza, e non tali da giustificare un accordo per costruire due centri migranti in Albania – centri che saranno gestiti dalle autorità italiane e sotto la giurisdizione italiana, con un meccanismo che dovrà essere messo alla prova una volta che le procedure avranno il via.
Gli stessi soldi investiti in questo accordo "potevano rigenerare non solo la vita di molte persone, ma la vita anche delle nostre comunità". E ancora, sempre insistendo sull'utilizzo migliore che si poteva fare della stessa somma: "Avrebbero significato posti di lavoro e un indotto economico", e invece sonno stati "buttati in mare per l'incapacità di governare un fenomeno – quello delle migrazioni forzate – che si finge di bloccare, ma che cresce di anno in anno, anche per politiche economiche che non favoriscono, se non con le briciole, lo sviluppo dei Paesi al di là del Mediterraneo".
Perego ha anche condannato il fatto che "piuttosto che a costruire pace" le attenzioni del mondo sono rivolte "maggiormente a vendere armi: le spese per gli armamenti sono aumentate del 3,7% rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 2.240 miliardi di dollari, il livello più alto mai registrato", e anche più in generale "a finanziare conflitti: sono 56 gli Stati che nel 2022 si trovavano in situazioni di conflitto armato, cinque in più dell'anno precedente".
Insomma, una critica pesante, che l'arcivescovo ha riassunto in questo modo: "Uno spreco di risorse pubbliche. Un nuovo atto di non governo delle migrazioni, di non tutela degli ultimi della terra. Una nuova sconfitta della democrazia".