Migranti, il piano del governo italiano per bloccare le partenze dalla Tunisia
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi volerà in Tunisia a fine aprile per cercare di trovare un modo per arginare gli arrivi dal Paese nordafricano, diventato sempre di più un'importante punto di partenza per i barconi diretti verso l'Europa. Chi si mette in viaggio nella rotta più pericolosa del mondo viene da Congo, Camerun, Nigeria, Costa d'Avorio e Guinea, Sierra Leone, Siria, Tunisia, Marocco e Burkina Faso, e arriva a pagare anche tremila dinari tunisini per la traversata. Il titolare del Viminale sarà accompagnato nella visita dalla commissaria Ue agli Interni Ylva Johansson insieme al ministro francese Gerald Darmanin.
Il piano che il governo italiano sta provando a mettere in piedi per frenare il flusso migratorio dalla Tunisia ruota attorno a tre assi: addestramento di uomini, fornitura di mezzi e aiuti finanziari.
Ne ha parlato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un'intervista al Corriere della Sera: "Sono due mesi che stiamo dicendo, in tutti i tavoli internazionali, quello che sta per accadere: dobbiamo aiutare la Tunisia con finanziamenti da parte di Fmi e Banca mondiale, dando almeno i primi aiuti in attesa delle riforme e di una verifica dei passi avanti. Ormai è un cane che si morde la coda, l'emergenza finanziaria alimenta quella dei migranti". Tajni ha sottolineato che "tutti si stanno muovendo, non commettiamo l'errore di lasciare la Tunisia ai Fratelli musulmani. Si sta muovendo anche la Ue, oggi è andato il commissario europeo Paolo Gentiloni. Anche la Francia sta guardando con maggiore attenzione al problema, dopo l'incontro di Macron con Meloni".
Il titolare della Farnesina ha rilanciato l'idea di un Piano Marshall per l'Africa: "Ci vuole un intervento strategico per l'Africa, il cambiamento climatico sta distruggendo l'agricoltura di tanti Paesi e se non si interviene con una sorta di Piano Marshall staremo sempre a rincorrere le emergenze". In Europa "noi abbiamo sempre fatto proposte, poi deve elaborarle la Commissione. Ci vuole la volontà di tutti gli Stati per affrontare il problema" dell'immigrazione "in profondità. Anche perché in molti casi il nostro Paese è solo la frontiera, con la maggior parte di queste persone che vuole andare in altri Stati, dalla Germania alla Finlandia".
Il piano di aiuti per Tunisi per bloccare le partenze dei migranti
Per quanto riguarda gli aiuti finanziari per la Tunisia potrebbero arrivare i fondi Ue, anche quelli bloccati dopo la svolta autoritaria del presidente tunisino Kais Saied, oltre al maxi-prestito da 1,9 miliardi di dollari stoppato per decisione del Fondo monetario internazionale. Su questo l'Italia sta spingendo, per raggiungere un compromesso: il Fondo monetario internazionale è intenzionato a sbloccare quei finanziamenti solo a patto che la Tunisia attui delle riforme. Ma Tunisi ribatte che senza quei soldi non è in grado di farle. Nei giorni scorsi Julie Kozack, direttrice delle comunicazioni del Fmi, ha spiegato che la presentazione del programma di riforme della Tunisia all'executive board del Fondo "è stata posticipata per dare più tempo al governo di completare i requisiti del programma stesso. Una nuova data del board sarà fissata d'intesa con le autorità tunisine una volta che ci saranno i requisiti".
"Io ho proposto di dare i soldi a tranche, se dopo la prima vanno avanti con le riforme si dà la seconda tranche e così via", ha spiegato Tajani.
"La Tunisia sta rischiando il collasso, il Fmi conceda subito un prestito", ha detto Stefania Craxi, senatrice di FI e presidente della Commissione Affari esteri e Difesa di Palazzo Madama, in un'intervista al Giornale. "La Tunisia – Paese e popolo che stanno nel mio cuore, che hanno garantito la libertà a mio padre, dove ho passato le estati della mia infanzia e della mia adolescenza – ha sofferto molto economicamente, viveva di turismo dall'Europa e con la crisi è cessato, c'è stata la pandemia come da noi, ma le condizioni di partenza erano ben più fragili. E poi infiltrazioni straniere, parlo dei Fratelli musulmani, e un certo populismo che non ha risparmiato neanche quella sponda del Mediterraneo", ha spiegato.
"È giusto che il Fmi chieda riforme ma bisogna concedere il prestito prima che accada il peggio. Abbiamo preteso che questi Paesi diventassero delle democrazie in breve tempo ma hanno una storia diversa e l'Occidente ha le sue responsabilità. Intanto, altri attori entrano in gioco, gli stessi della guerra in Ucraina, come vediamo dalla Wagner in Libia. Mancato sviluppo e sicurezza globale sono connessi, non c'è pace se si muore di fame", ha aggiunto. "La prima tranche" del prestito del Fmi "deve arrivare subito. La Tunisia e gli altri Paesi da cui partono i Migranti vanno sostenuti, accompagnandoli nelle riforme", ha sottolineato.
L'Italia ha già stretto in passato un patto con la Tunisia, per cooperare insieme nella gestione dell'immigrazione: quel memorandum d'intesa prevede lo stanziamento di 200 milioni di euro tra il 2021 e il 2023, di cui 11 milioni per la cooperazione sulla migrazione. Ora, come già avvenuto con la Libia, l'Italia e altri Paesi Ue potrebbero fornire alla Tunisia motovedette e droni per il controllo delle frontiere marittime. Ma anche fornire uomini per l'addestramento delle forze di sicurezza locali.
Nel frattempo la Guardia costiera tunisina continua a effettuare salvataggi in mare con i mezzi che ha disposizione: nella giornata di ieri per esempio ha soccorso al largo di Mahdia e Chebba (Sfax) 74 persone di vari paesi dell'Africa subsahariana. Lo ha fatto sapere il portavoce della Guardia nazionale di Tunisi sulla propria pagina Facebook, dando conto anche dell'arresto a Kasserine di 23 persone di vari paesi dell'Africa subsahariana "entrate illegalmente" in Tunisia dal confine algerino.