Migranti, il piano del Governo: Cie per i migranti pericolosi e accordi sui rimpatri
Allo studio del Governo un piano per l'accoglienza migranti. Dopo la rivolta di Cona, che ha creato numerose polemiche nei giorni scorsi e ha portato al tempestivo intervento del ministro dell'Interno Minniti che ha inizialmente annunciato una stretta all'accoglienza e la messa a punto di un nuovo piano dedicato all'emergenza migranti, la proposta ora sembra fondarsi su due pilastri differenti rispetto a quelli prospettati pochi giorni fa: centri di accoglienza più piccoli, non oltre i 100 posti – sparsi sul territorio italiano, eccetto Valle d'Aosta e Molise – e un garante per i diritti degli immigrati in ogni struttura. La redistribuzione dei migranti sul territorio proposta dal titolare del dicastero dell'Interno ha come primario obiettivo il controllo dell'accoglienza migranti e – attraverso la parziale riapertura dei centri di identificazione ed espulsione, ormai in gran parte chiusi – la facilitazione delle procedure di rimpatrio dei migranti irregolari e il trattenimento dei soggetti considerati socialmente pericolosi. Per essere attuato, però, il piano dovrà passare al vaglio e dall'approvazione della Conferenza Stato – Regioni, e l'incontro nel quale si andrà a definire la tabella di marcia da avviare si terrà il prossimo 19 gennaio.
Sebbene Minniti, commentando a caldo la rivolta dei migranti del Cpa di Cona avvenuta in seguito all'improvvisa morte di una ragazza ospite, avesse sostenuto la necessità di tornare a riaprire i centri di identificazione ed espulsione in tutte le regioni italiane, proposta che ha provocato le proteste di molti amministratori locali, associazioni che operano nel settore dell'accoglienza migranti e del Movimento 5 Stelle, ora sembra che il piano che si andrà a seguire sarà diverso da quello inizialmente annunciato: Con i centri più piccoli, infatti, "evitiamo così pericolose concentrazioni come a Cona, ma anche costosi trasferimenti di irregolari rintracciati in una regione senza Cie ad altra che ospita un centro", spiegano dal Viminale. "Dentro i Cie vedremo solo immigrati senza documenti che presentino un profilo di pericolosità sociale, come spacciatori o ladri. Non troveremo, per capirci, la badante irregolare", proseguono dal ministero dell'Interno. Il piano, inoltre, prevede l'istituzione di un'apposita figura per la tutela dei diritti degli immigrati dei Cie, una sorta di garante che vigilerà sulle condizioni di trattenimento, in modo tale da evitare "l'effetto lager" più volte denunciato dalle associazioni di settore.
"Il progetto del governo sui Cie è quella di piccoli numeri, per non sovraccaricare il territorio con strutture troppo grandi. Parliamo di 1.500/1.600 posti in tutto, in un Paese con 60 milioni di abitanti. Se mi si dice che non si riesce a gestirli mi sembra difficile. Le strutture saranno chiamate a ospitare le persone irregolari da respingere e non avranno nulla a che fare con quelle del passato", ha dichiarato il ministro Minniti in conferenza stampa.
Di pari passo, però, il titolare del Viminale sta avviando delle trattative con i principali Paesi origine dei flussi migratori per arrivare a sancire degli accordi di rimpatrio, con la Libia ad esempio, in modo da snellire le procedure di espulsione. Dall'altro lato, inoltre, è al vaglio un piano per la velocizzazione delle procedure di concessione dell'asilo ai migranti che risultano averne diritto.