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Migranti, Giorgia Meloni all’Onu: “L’Italia non diventerà il campo profughi d’Europa’”

In occasione della 78esima Assemblea Generale dell’Onu, Giorgia Meloni ha messo al centro della sua missione la questione dell’immigrazione, chiedendo un aiuto perché l’Italia “‘non può essere lasciata sola”.
A cura di Andrea Miniutti
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"Non consentirò che l'Italia diventi il campo profughi d'Europa": con questa frase, Giorgia Meloni ha ribadito l'obiettivo della sua missione a New York in occasione della 78esima Assemblea Generale dell'Onu, la prima per la premier italiana. Durante un punto stampa al Colombus Circle, dove ha deposto una corona di fiori sotto la statua di Cristoforo Colombo, ha chiesto "un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite", un aiuto per impedire il ritorno della schiavitù "sotto altre forme" perché l'Italia "non può essere lasciata sola".

Il tema dell'immigrazione è stato il refrain costante di queste ultime settimane, in particolare dopo il picco di arrivi nell'isola di Lampedusa, causato secondo Meloni anche dall'alluvione in Libia e dal terremoto in Marocco. Infatti, ieri mattina nella metropoli statunitense la premier ha partecipato a dei bilaterali con i presidenti di Kenya, Guinea e Senegal, con i quali ha condiviso la necessità di rafforzare "contrasto al traffico di esseri umani, attraverso la promozione dello sviluppo economico di questi territori, mediante la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative in settori strategici".

Nel pomeriggio, invece, ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, capo di un Paese che è interessato sia dalla rotta migratoria balcanica che da quella mediterranea: "La Turchia ha dato dei segnali di attenzione, ad esempio con i visti ma credo che si possa fare di più, credo anche sul fronte mediterraneo e in particolare sulla Libia", ha detto Meloni. Poi, ha aggiunto di aver affrontato anche il tema dell'accordo sul grano ucraino, una impasse che secondo la premier danneggerebbe soprattutto l'Africa: "Non possiamo consentire che chi ricatta i Paesi poveri, utilizzando la materia prima che sfama gli esseri umani, abbia per questo un vantaggio".

Ma c'è stato spazio anche per le polemiche. Mateusz Morawiecki, primo ministro polacco e alleato di Meloni nel gruppo europeo dei Conservatori, ha definito "disastroso" il piano in 10 punti presentato da Ursula Von Der Leyen in occasione della visita a Lampedusa, promettendo che lotterà contro il progetto della Commissione. Per Antonio Tajani, ministro degli Esteri, sono toni da "campagna elettorale", mentre la presidente del Consiglio ha voluto placare gli animi: "Le critiche di Morawiecki facevano riferimento al patto di immigrazione e asilo: se il tema è quello sono d'accordo, nel senso che la questione non è quella dei ricollocamenti, ma come si fermano le partenze illegali". Ma per Meloni il problema non è la reazione della Polonia, ma il fatto che l'Italia sia stata lasciata sola dagli altri Paesi dell'Ue:

La Francia ha bloccato le frontiere, la Germania ha detto che non ricolloca, l'Austria ha detto che farà più controlli al Brennero. Tutte le nazioni europee si stanno comportando così e questa è la ragione per la quale l'unico modo serio per affrontare la questione è che tutti insieme lavoriamo sulla difesa dei confini esterni

Poi, un attacco alla "sinistra europea" che – riferendosi all'accordo sui migranti siglato con la Tunisia – tenta di "minare un lavoro molto delicato, lungo e faticoso". Non è la prima volta che accusa i suoi avversari politici: domenica sera, ospite a Dritto e Rovescio, Giorgia Meloni aveva parlato di una "strategia" per cercare "di smontare qualsiasi cosa si provi a fare".

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